Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

,confondersi con l'opposizione di sinistra. Fu così, comunque, che si profilò in termini politici il dissidio Lauro-Covelli; e fu in questo quadro che cominciò a prodursi e manifestarsi, in sede di elezioni amministrative supplementari, l'affievolirsi dello slancio di cui il partito aveva per qualche anno goduto. Ci fu - è vero - la pare11tesi Pella, di un governo cioè che, presentatosi come soluzione di emergenza, e sul puro piano amministrativo, di una troppo lunga crisi, andò poi man mano assumendo una fisionomia sempre più svelatamente politica con una chiara ispirazione destrorsa. Fu il momento (il solo dopo il 7 giugno) in cui il P.N.M., appoggiando a spada tratta il governo, offrì alla pl1bblica opinione il quadro di una situazione e di un indirizzo politico somigliante almeno in parte a quello ,delle promesse elettorali. Diremo con ciò che la progressiva caratterizzazione politica del Governo Pella fu il frutto di un'audace iniziativa o di un'intelligente pressione monarchica? No; non lo diremo, poichè è vero il contrario. Furono i monarchici a subire, dapprincipio senza quasi ren- ►<lersene conto, e solo in seguito ad affiancare una iniziativa concepita e messa in atto altrove; e precisamente nel seno stesso del partito al governo, la cui ala destra, trovatasi in n1a110ifl:speratamente la direzione .-del Paese, tentò l'ardita manovra di spostare l'asse della vita politica italiana, servendosi del cavallo di Troia di un'impostazione dei problemi di politica estera, che eccezionalmente rispondeva alle richieste della destra •e della sinistra del Parlamento e creava così un' equivoca atmosfera di pseudo-unione nazionale. Tanto ciò è vero che la cad.uta del Governo .dell'on. Pella ripiombò i monarchici nell'immobilismo e nella discordia in cui li aveva trovati la sua ascesa; e questo era ancora lo stato delle ,cose al momento dell'inopinata scissione. *** La scissione di Lauro dal P.N.M. e la fondazione del P.M.P. non •comportarono quella ridistribuzione di forze che in un primo momento sembrò logico attendersi. In Parlamento uno soltanto dei 16 senatori e .8 dei 39 deputati monarchici hanno aderito nel giro di questi mesi al .P.M.P.: ciò che fra l'altro ha impedito al nuovo partito di avere, almeno alla Camera, il suo gruppo. Orbene, di questi 9 parlamentari al- _meno cinque (Fiorenti110, Cafiero, Grimaldi, Greco e Amato) sono leBibloteca Gino Sianco

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