Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

I interessi latifondistici e clie11telistici. Questi gruppi costituirono •bensì la porzione più appariscente, ma non la sola dell'elettorato del P.N.M. Vi si aggiunsero, fra 1 'altro, grosse schiere di industriali, commercianti, artigiani, professionisti, richiamati dalla fiera polemica che la stampa monarchica condusse in periodo preelettorale contro il preteso fiscalismo strozzatore del governo, la sua pretesa preferenza per gli interessi dell'economia settentrionale, la sua pretesa incapacità di sti1nolare le latenti _possibilità del Paese, le sue oscure connivenze, sul terreno di una irresponsabile de- , magogia, con gli schieramenti sovversivi di estrema sinistra. Motivi, per così dire, « produttivistici», che furono allacciati intorno alla figura di Lauro, self-made man, presentato come prototipo di uno spregiudicato e fortunato spirito di iniziativa, tutto meridionale; garanzia, per la sua stessa privata fortuna, di disinteresse e capacità e di dinamico e benefico spirito innovatore anche nell'eventuale assunzione di pub,blici uffici. E. motivi che, in un momento di estrema tensione e di reali difficoltà, quale era quello attraversato allora dal Paese, ottennero larghi e forse insperati . consensi .. I La politica del P.N.M. all'indomani del 7 giugno mal corrispose a siffatte premesse. Contro il suggerimento di affiancar subito e incondizionatamente il partito alla D.C., rendendo così possibile e ipotecando sul nascere una maggioranza parlamentare, prevalse un più ambizioso punto di vista, che rimandava in sostanza la collaborazione fra monarchici e democristiani al momento in cui questi ultimi, stretti dal bisogno, avessero più facilmente ceduto alle non precisate esigenze di quelli (1 ). È chiaro che il primo orientamento, qualunque ne fosse il motivo ispiratore, apriva al Partito una prospettiva di immediato inserimento nel gioco parlamentare, la quale, mentre ne avrebqe confermato l'asserito dinamismo,. ne avrebbe anche potuto fare di colpo un protagonista della nostra vita. politica; laddove il seco11docorriportava in pratica il rischio di un isteri-- lirsi della sua vitalità nell'immobilismo dell'attesa e (almeno per certi problemi, come, ad esempio, la CED) un effettivo, se pur involontario,. ( 1 ) Queste esigenze non sono state precisate neppure nella relazione congressuale dell'on. Covelli: « Noi chiedevamo solo degli impegni in ordine al programma politico, economico, sociale. Noi avevamo il dovere di chiedere alla D.C. un programma di rapide ed efficaci riforme che avesse dato funzionalità democratica all'apparato statale. Noi avevamo il dovere di esigere che venisse messo almeno un principio di ordine nel caotico andamento della gestione statale ». Biblote·ca Gino Bianco

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