Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

La parabola monarchica di Giuseppe Galasso Sorprese tutti, la mattina del 2 giugno scorso, l'annuncio della scissione consumatasi in seno al P.N.M. E non perchè dei dissensi interni che ne minavano la vita non si fosse avuta da tempo più che ampia notizia. Sorprese, invece, l'improvviso precipitare di una situazione che, pur tesa, non appariva ancora compromessa al pt1nto da giustificare la radicale decisione dei dissidenti di fondare un nuovo partito: decisione che pose allora e pone ancor oggi il problema di una convincente spiegazione. Nelle elezioni amministrative del 1951-52 e in quelle politiche del 1953 il Partito aveva riportato successi notevoli. Questi, invero, non si può dire giovassero ai fini della causa in cui il P.N.M. proclamava la sua principale ragion d,,essere, e cioè il ritorno della Monarchia, che ben poco aveva da guadagnare, ove, come appunto accadeva, il suo vasto elettorato del 2 giugno 1946 - schierato, per quanto non riguardasse il problema istituzionale, fra i più vari partiti - fosse stato chiamato alla disciplina di una sola formazione politica. Ma, d'altra parte, questi successi erano valsi ad enucleare bene o male intorno a una certa bandiera vaste zone dell'opinione pubblica (e qui il nostro discorso vuol riguardare quasi esclusivamente il Mezzogiorno) che, poco inclini di propria natura e tradizione agli sforzi organizzativi, avevano trovato così un punto facilissimo di riferimento e un modo, sia pure assai discutibile, di far sentire la propria voce. Al P.N.M., infatti, non dettero i loro suffragi, come trop- \ po spesso si suole ripetere, coloro soltanto pei quali (patrizi o plebei) il \mito del Re e il nome e le insegne della Casa di Savoia riassumono ogni esigenza politica; nè soltanto quei ceti pei quali la rievocazione dell'istituto monarchico è mero corollario o pretesto alla difesa di ben definiti Biblotera Gino Bianco

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