affermato che in lui mancava « una precisa coscienza della funzione dirigente della classe operaia » (3 3 ). Infatti, a Bari, nel 1946, in occasione di un convegno di studi meridionalisti, Dorso aveva affermato che la nuova classe dirigente non può essere « reclutata » che « nella giovane borghesia umanistica e nelle sparute élites che stentatamente si formano negli altri ceti ». Siamo più vicini alla « classe generale » di Croce, ci sembra, che non alle alleanze di « cla$si subalterne )) teorizzate da Gramsci; e in questo senso, dal proprio punto di vista, hanno ben ragione i comunisti a muovere le loro critiche a Dorso; ma non ci vengano poi a dire che gli scritti di Dorso presentano un grande interesse in quanto si sottraggono al « terrorismo ideologico >> instaurato da Croce e appaiono « svincolati dalla egemonia di uno dei due reazionari più operosi della penisola )) (34 ). Qui riecheggia il vizio fondamentale della interpretazione gramsciana del cosiddetto rapporto Croce-Mezzogiorno. Gramsci infatti parlò di una « egemonia )) crociana sugli « intellettuali medì » del Mezzogiorno, inseriti nel blocco agrario proprio per il tramite di questa « egemonia ». Ma egli, prigioniero di schemi classisti, sembrava dimenticare che le ideologie degli « intellettuali medi )) del Mezzogiorno furono prima il positivismo, poi il nazionalismo; che i numi tutelari di certa « cultura a buon mercato )) - come la chiamava Croce - furono prima Giovanni Bovio e Lombroso, poi Scarfoglio e D'Annunzio; che la « cultura media >) meridionale, e cioè gli ideali civili della opinione pubblica, lungi dall'aver subito la « egemonia >) crociana, devono essere ancora innestati sulla tradizione di cui Croce ha rappresentato l'episodio più moderno. Un altro argomento di cui ci si avvale per interpretare classisticamente le posizioni di Croce è quello che concerne la polemica sostenuta da Croce contro la democrazia predicatoria, contro « l'astratto giacobinismo massonico inutilmente moralistico >>. Ma questa polemica deve essere interpretata tenendo conto anche del fatto che essa si appuntava contro gli stessi quadri politici della società meridionale che hanno poi rappresentato gli obiettivi degli strali di Salvemini e Dorso. A proposito di tali quadri, come Dorso parlò di « equivoco liberale», Croce parlò di « maschera democratica»; ed essi traev~no la loro origine dalla cosiddetta « sinistra », già estranea alla « tra- ( 33 ) G. NAPOLITANo: « Il dibattito meridionalista dopo la Liberazione», in Società, a. VIII, N. 1. - (34) ANTONIOGIOLITTI: « Le opere di Guido Dorso», in Società, a. IV, N. 2. Bibloteca Gino Bianco
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