Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

stanno a significare invece che, nella « storiografia degli agronomi » e nella « storiografia dei giornalisti >>, c'erano « illazioni arbitrarie >> da cui il meridionalismo doveva essere liberato. È facile prendere le mosse dalla « crudeltà della natura >> e pervenire ali' affermazione che il liberalismo è una costruzione politica per altri climi ed altri ambienti. Ed è altrettanto facile prendere le mosse dalla polemica contro lo « Stato storico >> per mettere alla fine in discussione lo Stato liberale, lo Stato moderno, la feconda creazione della fede civile che animò ed ispirò gli « spiriti scontrosi e solitari >> che guidarono il Risorgimento; se • Dorso non s'inoltrò su questa strada, altri, sempre più numerosi, vi s'inoltrano. Noi però riteniamo che lo stato liberale, lungi dal dover essere incriminato come frutto di un «fallimento», debba essere difeso consolidato arricchito; restaurato anche, per quei suoi aspetti che determinano la sua modernità, quando si verifica una demolizione come quella di cui è responsa•bileil fascismo. La continuità di sviluppo delle sue istituzioni è la sola cornice di un meridionalismo consapevole e coerente: che non può non proporsi, appunto, come anche Fortunato e Dorso direttamente o indirettamente avvertivano, una sempre maggior europeizzazione della realtà sociale meridionale, conforme alla tradizione della cultura meridionale; piaccia o non piaccia a coloro che, dalla questione agraria e dalla questione meridionale, vorrebbero ricavare le ragioni per inseguire nel lontano passato un'immagine mitica del Mezzogiorno-o per conseguire nel prossimo avvenire soluzioni che non sono proprie della civiltà europea da cui è nata l'Italia moderna. La questione agraria e la questione del Mezzogiorno, le cui aree in buona parte coincidono, sono i principali capi d'accusa nel processo al Risorgimento: proprio perchè rappresentano oggi i principali nodi della vita italiana, a sciogliere i quali sono chiamate le attuali generazioni; i problemi, cioè, del post-Risorgimento, inaspriti dalla crisi politica del primo dopoguerra e del ventennio nazionalfascista. Ora, se Croce ha dovuto spesso polemizzare con i meridionalisti, ciò non è stato mai rispetto ai problemi concreti che essi venivano proponendo nel dibattito politico italiano, quello della riforma tributaria (Fortunato), co01:equello delle tariffe doganali (De Viti - Dé Marco), non meno di quello più generale delle classi dirigenti . . Biblo eca Gino Bianco

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