Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

soluzioni hanno in comune la presunzione di interpretare esigenze « sociali >>, di dover riparare alle conseguenze del Risorgimento, « fallito >>, di dover sovvertire i dati risorgimentali dello Stato italiano: « Stato storico >) della « conquista regia >> per il radicalismo meridionalista, « Stato borghese >> per i marxisti, << laico >> per i cattolici integralisti, « parlamentaristico )) per i fascisti. La nostra adesione a certe posizioni del meridionalismo dorsiano non implica dunque adesione al fronte dell'accusa nel cosiddetto processo al Risorgimento. Questa generazione di meridionalisti non può non tener conto della « difesa del Risorgimento » di Adolfo Omodeo, non può non prendere atto di certe esperienze degli ultimi trent'anni di vita italiana, trova nei dati attuali della nostra situazione storico-politica la conferma delle severe obiezioni liberali che da parte crociana furono avanzate nei confronti delle nobili posizioni radicali di Gobetti e di Dorso : obiezioni conservatrici, se così si vuole, ma assai lontane dal piano degli interessi di classe; ferme invece sul piano della difesa dei _datirisorgimentali della vita civile e delle istituzioni politiche italiane. Il nostro meridionalismo - che a Dorso resta debitore di tutto quello che si attiene alla polemica _vivae ~ attuale contro il trasformismo meridionale e il protezionismo (padronale e operaio settentrionale, oltre che per l'interpretazione di certe tendenze del sistema politico italiano - deve a Croce e ad Omodeo la consapevolezza delle molte insidie per cui passano e dei profondi precipizi cui adducono le strade del processo al Risorgimento. Quando Croce ha mosso obiezioni di fondo ai meridionalisti, a Fortunato direttamente per il suo determinismo da « storiografia degli agronomi >>, a Dorso indirettamente per il suo sociologismo da « storiografia dei giornalisti >>, non è stato dunque per negare « la esistenza oggettiva » di una questione meridionale; nè da quelle obiezioni si può dedurre che , « nell'opera immensa del più grande intellettuale meridionale contemporaneo sia impossi6ile ritrovare uno spunto meridionalista pur lontano », che . « nel gigantesco patrimonio di ricerche e studi lasciatoci da Croce sulla vita del Mezzogiorno, ogni accenno di simpatia e di consenso con le tragiche vicende del popolo meridionale manchi fino al punto di appannare e svilire più del consueto il giudizio storico del Croce » (13 ). Quelle obiezioni ( 13 ) M. ALICATA, cit. [16] Bibloteca Gino Bianco

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