essere tutti d'accordo. Senonchè, sulla base di questo generale consenso, con l'aiuto di una critica, che, secondo le circostanze, scopre Lukacs od inventa De Sanctis, servendosi di un paio di riviste, che la moda e lo snobismo hanno contribuito a definire autorevoli, i comunisti ed i loro amici più prossimi hanno elaborato con orchestrazione sapiente (nella quale non saprei se ammirare di più il piatto conformismo o l'ipocrito paternalismo), una sorta di dottrina es:etica. Dipartendosi dal cinema, essa pretende di discettare di tutte le arti, fino a diventare una teoria generale ddl'arte, perfettamente inseribile in tutto quel complesso bagaglio ideologico, che forma l'ossatura prima dei partiti marxisti e che contribuisce alla fortuna di questi nella nostra provincia intellettuale. Cosicchè, una volta entrata a far parte di siffatto bagaglio, la nuova formula., il neorealismo cinematogr~ico, acquista lo stesso valore ai fini dell'azione pratica di partito, che può avere, che so io, quella della « letteratura militante », della « cultura nuova », dell'alleanza fra intellettuali e classe operaia. Proprio per questo, per facilitare la diffusione del nuovo verbo, la F.I.C.C. ha Potuto prendersi il lusso di sconfessare sè stessa ad Orvieto, autoaccusandosi nel congresso del 1952 di « settarismo politico » ed imponendosi la penitenza di asst:mere nei propri organi direttivi eicmenti di diverso ·orientamen:o politico e culturale. Il neorealismo si prospetta così come una parola d'ordine minore, rispetto a più illustri confratelli, come il laicis1no e l'antifascismo, utilizzabili tutti a seconda che lo richiedano i casi e le circostanze. In questa più ampia prospettiva - che era pai quella del nostro articolo - i termini precisi della Polemica fra la F.I.C.C. e l'Unione italiana Circoli del cinema (per la quale rimandiamo ai numerosi articoli pubblicati sul Bollettino del1' Associazione italiana per la libertà della cultura), i dosaggi alchimistici delle correnti negli organi direttivi della F .I.C.C., la stessa buona fede del Laura e dei suoi amici, che è fuori discussione (anche chi scrive ha partecipato alle illusioni di stabilire « dialoghi » sul terreno allettante, ma tanto più sdrucciolevole, della cultura cinematografica), diventano problemi del tutto secondari. L. A. Bibloteca Gino Biànco
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