suoi adepti una reciproca dissimulazione cl1e veramente Torquato Accetto no11 potrebbe chiamare onesta. S'era sì creato un compromesso per il quale tutti essendo antifascisti dentro il loro animo, facevano tuttavia i fascisti e gli apologeti di Mussolini. In quella gara, non priva d'umorismo, per la quale tanti italiani, già seguaci del fascismo, s'affannano oggi a dimostrare che essi furono sempre antifascisti, c'è questo punto di vero: soltanto essi dimenticano che non basta essere stati teoricamente a11tifascisti, quando nella pratica trassero dal regime i loro va11taggi e i loro comodi. Non basta conoscere una verità: bisogna professarla, servirla: altrimenti perfino l'intelligenza decade e mostra di; essere apparente ma non verace, priva com'è di garanzia morale, perchè la verità è una sintesi mentale ed etica. Diremo che questo fu il tradimento degli intellettuali? È un'accusa dura, come la parola è pesante .. Certo un tale « tradimento >> era avvenuto anche in altri paesi, e talvolta più rovinosamente che in Italia. Gli intellettuali stranieri, che avventatamente giudicavano delle nostre cose senza saperne nulla, contribuirono a creare quel mito internazionale del fascismo che tanta ombra ha gettato sull'opera dei pochi italiani e dei pochissimi stranieri avversi al regime, ridotti a combatterlo faticosamente, disperatamente in segreto. E occorre aggiungere quel che pure ho detto altra volta : le teorie suicide contrro la civiltà occidentale e umanistica sono state sostenute esseenzialmente fuori d'italia, non soltanto nella razzistica Germania, ma 11ei paesi stessi democratiici che oggi la combattono. E si vedrà ad un punto che, di là delle! manifestazioni della cultura ufficiale, l'Italia, coi suoi uomini migliori, difese e sostenne ed elaborò i principii e la tradizione vitali dell'umanesimo » ( 4). Dell'opera di opposizione culturale al fascismo testimonia un ·bell'articolo di Vincent Shean: Per via Dante, - che è la strada ove, a Bari, sorge la libreria Laterza. - Dopo una vivace (ma già allora di maniera!) descrizio11e della città sotto l'occupazione alleata, il romanziere americano ci introduce nella libreria « là dove migliaia e migliaia di vo1 umi, nuovi e vecchi, di cui son stipati tavoli e scaffali, testimoniano ancora che il mondo non consiste di " B-17" di "P-38 ", di fame, sangue e distruzioni e che tin tempo c'è stata pace e che ci sarà pace ancora)> (5); e traccia una storia della casa editrice Laterza, dalle origini al periodo fascista: « Laterza, come editore, ebbe lo scopo n1edes:mo che Croce come scrittore, cioè a dire fissò norme severe all'eccellenza letteraria, rimanendo estraneo alle beghe della politica contemporanea, e mentre concesse cure e attenzioni al pas- ( 4) Aretusa, I 1° pag. 62. (s) Aretusa, 1°, pag. 49. Bibloteca Gino Bianco
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