Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

suoi adepti una reciproca dissimulazione cl1e veramente Torquato Accetto no11 potrebbe chiamare onesta. S'era sì creato un compromesso per il quale tutti essendo antifascisti dentro il loro animo, facevano tuttavia i fascisti e gli apologeti di Mussolini. In quella gara, non priva d'umorismo, per la quale tanti italiani, già seguaci del fascismo, s'affannano oggi a dimostrare che essi furono sempre antifascisti, c'è questo punto di vero: soltanto essi dimenticano che non basta essere stati teoricamente a11tifascisti, quando nella pratica trassero dal regime i loro va11taggi e i loro comodi. Non basta conoscere una verità: bisogna professarla, servirla: altrimenti perfino l'intelligenza decade e mostra di; essere apparente ma non verace, priva com'è di garanzia morale, perchè la verità è una sintesi mentale ed etica. Diremo che questo fu il tradimento degli intellettuali? È un'accusa dura, come la parola è pesante .. Certo un tale « tradimento >> era avvenuto anche in altri paesi, e talvolta più rovinosamente che in Italia. Gli intellettuali stranieri, che avventatamente giudicavano delle nostre cose senza saperne nulla, contribuirono a creare quel mito internazionale del fascismo che tanta ombra ha gettato sull'opera dei pochi italiani e dei pochissimi stranieri avversi al regime, ridotti a combatterlo faticosamente, disperatamente in segreto. E occorre aggiungere quel che pure ho detto altra volta : le teorie suicide contrro la civiltà occidentale e umanistica sono state sostenute esseenzialmente fuori d'italia, non soltanto nella razzistica Germania, ma 11ei paesi stessi democratiici che oggi la combattono. E si vedrà ad un punto che, di là delle! manifestazioni della cultura ufficiale, l'Italia, coi suoi uomini migliori, difese e sostenne ed elaborò i principii e la tradizione vitali dell'umanesimo » ( 4). Dell'opera di opposizione culturale al fascismo testimonia un ·bell'articolo di Vincent Shean: Per via Dante, - che è la strada ove, a Bari, sorge la libreria Laterza. - Dopo una vivace (ma già allora di maniera!) descrizio11e della città sotto l'occupazione alleata, il romanziere americano ci introduce nella libreria « là dove migliaia e migliaia di vo1 umi, nuovi e vecchi, di cui son stipati tavoli e scaffali, testimoniano ancora che il mondo non consiste di " B-17" di "P-38 ", di fame, sangue e distruzioni e che tin tempo c'è stata pace e che ci sarà pace ancora)> (5); e traccia una storia della casa editrice Laterza, dalle origini al periodo fascista: « Laterza, come editore, ebbe lo scopo n1edes:mo che Croce come scrittore, cioè a dire fissò norme severe all'eccellenza letteraria, rimanendo estraneo alle beghe della politica contemporanea, e mentre concesse cure e attenzioni al pas- ( 4) Aretusa, I 1° pag. 62. (s) Aretusa, 1°, pag. 49. Bibloteca Gino Bianco

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