Nord e Sud - anno II - n. 3 - febbraio 1955

.... degli avvenimenti bellici, i giovani condussero una vita di cui spesso _ i genitori non sospettavano ,neppure ~ontanamente la natura. Piccole riunioni di amici, il tl1e, il balletto, il pokerino si risolvevano in atti di disperato amore. Le ragazze specialmente uscirono sconvolte da quel dopoguerra: con la sensazione che la guerra ormai non rispettasse più alcuno, che anche le donne dovessero subirne le estreme conseguenze, e che, relativamente, tutta una nuova serie di problemi si aprisse loro dinanzi. Tutti ·desideravano bruciare al più presto ~e loro esperienze, prima che fosse troppo tardi e che jl pericolo di un nuovo cataclisma eliminasse le residue speranze. Si era lontanissimi ormai da1 l mondo morale dal quale quei giovani erano stati educati. In un paio di generazioni, molte famiglie avevano subìto un processo di modificazione assai profondo : dalla provincia più tradizionalista erano passate alla città concepita nei suoi termini più indifferenziati e crudi. E gran parte dei genitori si rinchiusero nella torre eburnea del loro moralismo meridionale, rifiutandosi di riconoscere la nuova realtà. Ma una parte del~a gente di media età assunse, anche essa, un nuovo tenore di vita: liberata da certi freni morali assunse un atteggiamento più brillante ed incominciò a ritenere necessari certi lussi che una volta venivano considerati superflui. Alcuni piccoli burocrati, che avevano avuto modo di arricchirsi durante la guerra, grazie a traffici più o meno ·leciti, presero a commerciare attivamente : i!l numero ingente delle macchine, in quartiere, testimonia di questo processo evolutivo. In una situazione nel complesso tanto precaria, in un ambiente sociale vòlto a soddisfare le proprie esigenze più spicciole, e non pre.occupato gran che delle sorti politiche del Paese, sebbene preoccupa~issimo dell'andamento generale del'le cose del mondo, sembrò naturale ai giovani riprendere le antiche abitudini, ritornare agli svaghi dell'adolescenza. Trovato l'appoggio economico di alcuni commercianti arricchiti, di piccoli industriali e di buoni borghesi danarosi, costituirono una squadra di calcio dall'epico nome di Sparta. Il quartiere, a somiglianza di ogni altro di Roma, partecipò straordinariamente a quella iniziativa, Vecchi e giovani trovarono un terreno neutro di intesa, dove i fatti certi - le vittorie e le sconfitte, le realtà dei risultati conseguiti - prevalevano sulle incertezze. Le partite di calcio, inoltre, lasciavano un largo mar- [75] Bibloteca Gino Bianco

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