Nord e Sud - anno II - n. 3 - febbraio 1955

era servito soltanto per operazioni di piccolo cabotaggio politico, la più rilevante delle quali consistette nel tentativo di acquistare la benevolenza del ministro socialdemocratico della Marina Mercantile, dietro l'offerta di un'azione di fiancheggiamento da accordarsi alla socialdemocrazia napoletana; la sordità dell'on. Saragat nei confronti di questi negozi, avendo provocato sorpresa e irritazione, è anch'essa all'origine del rancore acc~mulato poi da Lauro contro i partiti minori. Fu in questo periodo che il Roma fu diretto da Arturo Labriola (testa confusa, sempre un po' nazionalista e qualunquista, come un po' socialista e pacifista, tanto da poter passare con estrema disinvoltura dal fuoruscitismo al plauso a Mussolini, dalla tribuna giornalistica di Lauro ai palcoscenici dei fronti popolari), poi dal caratista della flotta Lauro, Raffaele Cafiero (allora socialdemocratico, ora naturalmente deputato monarchico), non senza generose illusioni democratiche dal Visconti, senza infamia e senza lode dal Nazzaro, i quali ultimi nomi rappresentarono, alla direzione del Roma, brevi interregni, mentre si discuteva la sorte della proprietà. Diventato solo padrone del Roma e alleggeritosi del passivo delle altre due testate, Lauro si diede a potenziare la sua azienda editoriale: fu varata un'edizione del mattino, a fianco di quella tradizionale del pomeriggio; furono assunti corrispondenti propri nelle capitali estere sostituendo i servizi della Gazzetta del Popolo di cui il Roma si avvaleva da quando aveva ripreso le pubblicazioni; fu costituito un autonomo ufficio romano; fu avviato un grosso sforzo pubblicitario e fu acquistata una « modernissima >) tipografia (come sembrano lontani, sbiaditi, i tempi del proto Brombeis, della tipografia di Vico Luperano e anche quelli della tipografia di Giannini in via Cisterna dell'Olio!). A dirigere il giornale fu chiamato Alfredo Signoretti, già direttore fascista de La Stampa. Questi, già da qualche tempo, si aggirava sulle pagine di giornali napoletani, inviando articoli contemporaneamente al Mattino (con lo pseudonimo di Polibio) e al Giornale liberale (con lo pseudonimo di Aldo Paoli): articoli fascisti, la cui trama verteva sempre sul rilancio nazionalista in materia di politica estera, sul presuntuoso « tu l'as voulu )) rivolto agli Alleati, sul disfattismo nei confronti delle capacità riparatrici della democrazia internazionale. Intorno al Signoretti si riunì, fra la prima e la terza pagina del Roma, una costellazione di scrittori fascisti : Bevione e Gra y, Ram perti e la Sarfatti, Canevari e Borghese, Cilibrizzi e Pellizzi, Simili e l\1anacorda, i filosofi Evola e Ciane, per un certo periodo il direttore de « Il Borghese )) ed anche l'autore dell, « Oro di Napoli >>. Quanto alla redazione si volle «ringiovanirla)> : si reclutarono perciò quei «giovani)> che avevano fatto tirocinio intorno ai Guf. Qui giunge a proposito osservare che, dei ~numerosi giovani « intellettuali » che si formarono intorno al Guf napoletano, l'ala più colta e intelligente è passata ai comunisti, gli altri si sono ritrovati nella redazione del Roma : considerazione questa che rallegrerebbe il Montanelli, ma che non convalida la sua tesi, essere cioè tutti gli inteJlettuali italiani fra i 30 e i 50 anni passati attraverso l'esperienza dei [61] Bibloteca Gino Bianco I

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