che le dimensioni erano or1nai mutate, che finalmente i problemi dell'Italia meridionale non erano più risolubili nell'area italiana, ma dovevano essere affrontati e risolti in un'area più vasta. Quest'area più .vasta oggi non può essere che quella dell'Europa occidentale, quella cioè con cui l'Italia ha parentela di civiltà, al cui livello economico il nostro paese più s'avvicina e a cui lo vincola simiglianza di istituzioni politiche e di aspirazione al vivere libero e civile. I comunisti s'affannano a ripetere che i veri amici dei contadini del Mezzogiorno sono le classi operaie di tutto il mondo, e si sforzano così di tradurre in formule politiche la loro aspirazione ad una rivoluzione man.dia/e. !vla in realtà i naturali alleati dei contadi11imeridionali sono i liberi cittadini di Francia e di Germania, di Belgio e d'Olanda: con questi le plebi del Mezzogiorno devono dividere una nuova rivoluzione, la rivoluzione europea. E', dunque, necessarioche il nostro paese abbia una sua coerente politica estera, coerente vogliamo dire con quelle che sono non solo le sue necessità, ma anche e soprattutto le scelte fondamentali che si devono fare per l'avvenire. Ora, se si considerano freddamente le opzioni decisive che si presentano, non v'ha dubbio che non v'e nessuna alternativa reale, per chi voglia il libero sviluppo delle istituzioni democratiche nel nostro paese, per chi voglia impedire che tutta l'Italia si orientalizzi, per chi voglia finalmente che il Mezzogiorno si occidentalizzi, non v'è nessuna alternativa reale tra una politica cosiddetta '' nazionale '' ---- sia essa sollecitata da destra o da sinistra - e la politica europ,eistica.Per questo noi siamo stati prima per la e.E.e.A. e poi per la e.E.D., abbiamo soste11utotutte le serie iniziative europeistiche; per questo l'involuzione della politica europea negli ultimi mesi" ci trova preoccupati e francamente • • • crttzcz. Nel ritorno al gioco tradizionale dell' entre-deux-guerres, al nazio12alismoe all'equilibrio instabile che hanno caratterizzato gli anni 30, 12oinon vediamo soltanto la crisi dell'europeismo come soluzione stabile ed efficiente, non sentiamo soltanto le minacce che vengono al regime democratico in Europa; noi temiamo soprattutto che quel ritorno suoni anche ritorno alle economie stagnanti, alle autarchie, al frazionamento del mercato europeo, un ritorno, insomma, alla moltiplicazione delle miserie sep1 arate da confini. Perciò la soluzione di ricambio escogitata per la C.E.D. ci se1nbraun utile strumento per la difesa del continente e non Bibloteca Gino Bianco
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