Nord e Sud - anno II - n. 3 - febbraio 1955

Editoriale Il Mezzogiorno d'Italia è un'area depressa nell'Occidente europeo," è, come ha ricordato La Malfa in questa rivista, una zona di Occidente che si è orientalizzata, le cui condizioni economiche e sociali",cioè, sono assai piu vicine alle zone depresse del Mediterraneo o del Sud-Est asiatico che ai paesi di democrazia moderna dell'Europa settentrionale. Questa differenza tra il Mezzogiorno ( e in certo senso l'Itcilia) e gli altn· paesi dell'Europa occidentale non solo rende ancora più ,drammatici i dati della situazione meridz"onale, ma richiama perentoriamente l'attenzio1ie delle classi dirigenti al problema fondamentale della politica estera del nostro paese. I meridionalisti più avvertiti sanno che non basta la politica riformista, 110n basta neppure la più efficiente e coraggiosa politica liberale a spezzare la spirale di bassi salari e bassi consumi, di disoccupazione e miseria, di disperazione e comunismo, entro cui le loro re,. gioni si dibattono da tanti anni. I meridionalisti sanno che la ·soluzione dei problemi che li angosciano non va ormai più cercata con mente meridionale e neppure 11azionale, ma con mente europea. Quan.do, svaniti i primi entusiasmi e le più generose illusioni succeduti alla caduta del fascismo, Guido Dorso vide tornar alla carica i '' trivellatori,, e s'accorse che il vecchio color perso minacciava di tornare nei cieli della politica meridionale, sperò che quella volta l'antico giuoco non sarebbe stato possibile, perchè le incrostazioni e le strutture parassitarie sarebbero state spazzate via dal dinamismo economico anglo-americano. L'ideologo Guido Dorso aveva paura delle idef!logie, e l'europeismo d'allora dovè parergli appunto scalmana ideologica; ma egli s'avvide, tuttavia, che il conflitto era stato troppo profondo e grave perchè tutto potesse tornare tranquillamente come prima dietro le barriere nazionali, ·sib-loteca Gino Bianco

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