Nord e Sud - anno II - n. 3 - febbraio 1955

ampio, come politica di sviluppo di realtà cittadine nel Mezzogiorno, e deve avvalersi di una intelligente localizzazione di zone industriali secondo le esperienze di altri paesi e tenendo d'occhio i suggerimenti che vengono dalla stessa storia, antica e recente, dei rapporti fra città e campagna nel Mezzogiorno. Una zona industriale potrà forse essere più produttivamente localizzata a Crotone che a Catanzaro; nella piana di Sibari più che intorno a Cosenza; nella pianura pontina o in Terra di Lavoro più che a Cassino o a Frosinone: e se intorno a tali zone industriali si sviluppassero nuove città, ciò sarebbe a vantaggio anche delle vecchie. Qualora i piani di coordinamento territoriale per regione venissero condotti ri ~olutamente avanti, raccogliendo efficienti gruppi di lavoro intorno al loro sche1na istituzionale (equilibrio fra territorio e popolazione), essi potrebbero e dovrebbero diventare strumenti indispensabili per una politica della città n~l Mezzogiorno. Il pressapochismo italiano non l1a finora tenuto conto di questi aspetti fondamentali della politica d'intervento nel Mezzogiorno, che qui ci sia1no limitati solamente ad accennare e suggerire. Nel Mezzcgiorno, oltre a Bari, Pescara, Latina, Salerno, Catania, che presentJno sintomi promettenti di sviluppo come città industriali e commerciali, sorgeranno altre città moderne, i paesi arroccati intorno al castello scenderanno al piano, espandendosi intorno alla stazione ferroviaria? Solo nella misura in cui questi processi saranno studiati, accompagnati, accelerati, orientati, ci si avvicinerà ad un maggiore equilibrio fra popolazione e territorio, e la industrializzazione non si risolverà nella elargizione di qualche legge speciale a favore di questa o di quella città: leggi abitualmente imposte non da una generale visione di politica di intervento demografico, di geografia economica, di pianificazione territoriale, ma soltanto dalla influenza e dalla pressione di questo o quel deputato. E, per tornare al punto di partenza, è soltanto una politica generale della città che, rieguilibrando il rapporto con le campagne e con i «paesi))' può curare il male alla radice, riducendo entro i limiti di un regolare volume d'incremento della popolazione produttiva romana l'allarmante fenomeno im- . . m1grator10. L. A. Emigranti in Svizzera La potentissima Associazione svizzera degli imprenditori edili ha condotto per molti mesi, tra la fine del '53 e l'inizio dell'anno scorso, una decisa battaglia ostruzionistica c9ntro l'ingaggio e l'emigrazione in Svizzera di operai meridionali, giungendo al punto di minacciare un vero e proprio blocco nei confronti di tutta la mano d'opera italiana se le autorità del nostro Paese non avessero offerto garanzie di selezione regionale nel senso desiderato. Bibloteca Gino Bianco --

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