sua lenta e pericolosa invasione>>; ma un particolare approfondimento politico meritano le conclusioni cui giunge il settimanale romano : che cioè « Roma ha oggi la responsabilità politica e la guida strategica della battaglia del Sud», e che << dipende dall'esito di questa battaglia, che Napoli ha perduto, se essa sarà una moderna metropoli europea o una grande escrescenza parassitaria nel corpo della nazione ». . Roma si va dunque meridionalizzando; ma non è men vero che essa - e Giustino Fortunato ne fu ben consapevole - è sempre stata una città di tipo meridionale. Oggi si addensano alla periferia di Roma quelle famiglie di immigrati, le cui condizioni di vita sono state illustrate dal cinematografo, e risentono di uno spaventoso superaffollamento e di incredibili deficienze di servizi igienici, le cui conseguenze sanitarie e morali non è arduo immaginare. Impossibilitati ad avere il certificato d~ residenza perchè privi di libretto di lavoro, molti di questi immigrati vanno ad ingrossare la schiera degli « abu-· sivi », la quale oggi si fa ascendere alla cifra di 100.000 unità. Una massa ingente di persone cui non è possibile iscriversi alle liste di collocamento, che tenta di strappare l'esistenza ai margini della grande città con ogni espediente, che subisce vessazioni e sfruttamenti, che contribuisce, senza colpa alcuna, a rendere del tutto inoperante ogni sorta di garanzia sindacale e previdenziale. U11a vastissima zona di sottoproletariato urbano che, anzichè al popolino di Trastevere, somiglia alla plebe dei bassi di Napoli, ma di quest'ultima, in quanto trapiantata, è più inquieta, pronta ad ogni avventura, priva di legami civili, impossibilitata a guardare oltre il problema dell'unico e scarso pasto quotidiano. Questa è, in definitiva, la meridionalizzazione di Roma. Tuttavia, se tale meridionalizzazione, almeno nelle dimensioni che è venuta assumendo, è un fatto recente, non va dimenticato che essa è tanto più allarmante, in quanto la si può definire la meridionalizzazione di un'antica città meridionale. Non a caso il Rodanò (Mezzogiorno e sviluppo economico, Bari, 1954, pp. 40 ss.) l'ha tolta, questa città, ad esempio, proprio quando ha voluto definire il rapporto tra città e campagna nel Mezzogiorno, fin dai tempi antichi. Dopo il '70, « la principale fonte di reddito della città finì per essere costituita dagli stipendi degli impiegati statali e parastatali e dalle altre spese delle amministrazioni pubbliche >>;come già era avvenuto nella Roma imperiale, osserva il Rodanò, « queste fonti di reddito hanno attirato nella città sempre nuovi abitanti, i quali hanno finito per trovarvi collocamento a carico dello Stato >>. Sono i fondatori del quartiere di Musacchio. Il fascismo con le sue manie e necessità di accentramento e burocratizzazione, ha esasperato questa condizione di Roma, città meridionale, « fiera permanente dove si vanno a fare gli acquisti ed a spendere un po' di danaro in divertimenti))' operante « come un organo di disinvestimento e di dissipazione dei risparmi delle zone agricole». Ma financo il fascisn10 si accorse che l'equilibrio, già precario, della capitale, non avrebbe potuto reggere alla crescente pressione dell'immigrazione. Fu infatti in periodo fascista che si tentò, con la legge del 6 febbraio 1941, n. 346, Bibloteca Gino Bianco
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