città. Ma si intravedevano anche le conseguenze di un altro fenomeno sul quale è stata portata assai minore ~.ttenzione: Roma si veniva sostituendo a Napoli come principale polo di attra~:ione delle correnti migratorie, le quali, assai più cospicue di quel che fossero in altri tempi, dai « paesi » del Sud muovono verso la « città ». Queste correnti, dato il carattere delle vecchie città di provincia del Mezzogiorno, non hanno mai avt1to la pluralità di sfoghi che hanno le analoghe correnti migratorie del Nord: ma ora, alla a11tica capitale del Regno delle Due Sicilie, si è sostituita, come sbocco principale e sotto certi aspetti unico, la non lontana capitale del Regno d'Italia. La quale, con il censimento del 1951, saldamente si installa al primo posto fra le città italiane, accogliendo ormai una popolazione di ben I .657.588 abitanti, che supera di gran lunga anche quella di Milano ( I .268.994 unità). Secondo calcoli più recenti, già sarebbe stata largamente superata la cifra di 1.750.000 abitanti. Fermo rimanendo l'attuale ritmo· di incremento per immigrazione, il Comune di Roma raggiungerebbe i 2.000.000 di abitanti nel 1960; e c'è chi prevede, per il 1970, la ingente popolazione di 3 milioni di abitanti. Il progressivo affollarsi della capitale è, dunque, veramente impressionante. Esso non può essere che in minima parte attribuito al fenomeno naturale della eccedenza delle nascite sulle morti, dato che questa si aggira (per l'anno 1952) attorno alle 13.000 unità, mentre per lo stesso anno l'aumento di popolazione è calcolabile intorno alle 40.000 unità. Secondo un articolo apparso su Mondo Economico, dal quale abbiamo attinto buona parte di questi dati, la media annuale degli immigrati in Roma si aggirerebbe sulle 23.000 unità circa; n1entre un'indagine condotta dal settimanale Cronache, dopo aver asserito che questo incremento demografico di Roma puo solo per un terzo ascriversi all'eccedenza delle nascite sull~ morti (fenomeno che peraltro nel Nord sembra ormai arrestato), ci dice che gli altri due terzi sono alimentati dalla immigrazione, la quale convoglierebbe annualmente nella Capitale circa 40.000 individui. Mondo Economico osserva ancora che « quest'ultimo fenomeno è direttamente legato all'esuberanza demografica del Mezzogiorno ed al preoccupante ristagno dell'economia napoletana dopo l'Unità; cioè a Roma si manifesta più accentuatamente che altrove il fenomeno da tempo in atto della 1neridionalizzazione dell'Italia)). E non si tratta soltanto, aggiungiamo, di quella piccola ·borghesia degli impieghi che nel primo ventennio del secolo si insedia nel quartiere romano di cui traccia la storia il nostro Musacchio, in questo 11umero di Nord e Sud o in altri quartieri similari. Le statistiche dicono che 1'8o% di im1nigrati giungono a Roma dal Centro e soprattutto dal Sud d'Italia: e fra questi non mancano, anzi tendono ormai a prevalere, gli « spostati>) che fuggono la miseria meridionale: i prodotti umani di una grande « disgregazione sociale)>. Osserva, la citata inchiesta di Cronache, che « il destino <li Roma si sta legando stranamente a quello dei paesi da cui parte la BiblotecaGino Bianco
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