,. zione napoletana (2 ). Promise comunque di parlare con i suoi collleghi (Oronzo Reale, Vittorio Foa, La Malfa e Lussu). Emilio Lussu, sopraggiun o all'ultima ora in via Sistina dal Ministero, con gesti e con voce caldamente drammatici disse che era «impossibile», che non si poteva abbandonare il partito per aver perduto una battaglia. E tutto fu molto triste. Dorso ne e·bbe un colpo durissimo. Accusava il partito d'aver tradito il meridionalismo ed affermava che, una volta passata « ['occasione storica))' la qu,estione meridio;nale avrebbe dovuto attendere nuove generazioni per trovare la sua soluzione. E non era solo L'Azione che cadeva; sospendeva le pubblicazioni anche Il Domani d'Italia, quotidiano democristiano di Napo:li. Era un periodo politico che fi,niva, il periodo dell'immediato dopoguerra, per lasciare il posto alll'Italia del 2 giugno e del 18 aprile. Cadevano i quotidiani di partito, si spegnevano le vivaci polemiche <li stampa, riprendevano dominio i tradizionali giornali indipendenti del mattino. Anche Il Giornale doveva poco dopo trasformarsi, da quotidiano del partito liberale, in quotidiano [iberale indipendente. Solo i comunisti tenevano ferme le loro posizioni e si preparavano ad intensificare lo sforzo di penetrazione nel Mezzogior·no. Le elezioni si avvicinavano; gli uomini politici cominciarono a fare calcoli. Il P, d'A. si sfasciò. La « sinistra>) di Lussu bloccò con l'azionismo de[la Resistenza e delIl 'esilio, la « destra >>lasciò il partito. · Dorso,· che era già tornato ad Avellino, non andò neppure al Gongresso. Diceva che, passato i!l tempo per l'azione politica, voleva dedicarsi agli studi e << teorizzare la nuova situazione >). Prima, però, volle combattere la sua battaglia elettorale per [a Re-- pubblica e per il meridionalismo. Non accettò di fare l'indipendente, nè in lista socialista, nè in lista comunista, nonostante i molti inviti e le molte pressioni. Guido Dorso aveva qualche debolezza, ma di orgoglio, non di vanità. Si presentò in due circoscrizioni, alla testa della lista del « Gallo>>, con Rossi Daria, Cifarelli, Vinciguerra, Calace, Carlo Levi ed altri, a condurre la campagna sotto lo slogati: « I cafoni sono rep-ub-- b]icani, dunque ~a repubblica è fatta; chi non ci crede, si addormenti; lo sveglierem~ -il 2 giugno e glielo faremo vedere >>. ( 2 ) D'altra parte, anche L'Italia libera, diretta da Leo Valiani, era stata costretta a chiu·dere.· t120] Bibloteca Gino Bianco
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