e1etto Presidente, e mi riferì alcuni aneddoti divertenti sui vari discorsi dei suoi colileghi della Direzione. Fra l'altro raccontava divertito che una volta, durante una sua filippica contro il Nord, mentre puntava l'indice accusatore nella direzione di Riccardo Lombardi, dicendo: « Voi milanesi, voi milanesi ... >>, il prefetto di 11ilano lo interruppe: « Guardi che io sono di Catania! ». Quando era contento, Dorso faceva uno sforzo maggiore per accostarsi a certi esponenti della Resistenza del Nord, il cui mondo cuiturale e morale era così profondamente diverso dal suo. Pur rimanendo diffidente e scettico, apprezzava l'acume e la cultura di un Garosci o 4 di un Valiani, meqtre si riconosceva nelle impostazioni politiche di La Malfa. Quando parlava di amici dei Nord, si sentiva lo jatus profondo tra chi aveva trascorso tutta la vita ad Avellino, e coloro che avevano fatto le molteplici esperienze di « Giustizia e Libertà » in Francia e in Ispagna, quando addirittura non avevano, come Leo Valiani, varcato l'oceano per riparare nell Messico. In questo senso si sentiva psicologicamente molto più vicino a De Ruggiero o ad Omodeo (dai quali pure lo separava un poco quel:lo che egli semplicisticamente amava definire un loro essere troppo «ideologi>>) o perfino a Federico Comandini, da cui pure era assai lontano come forma mentis politica: i quali tutti avevano trascorso il ventennio in Italia, e con l'ultimo dei qua~i aveva in comune i ricordi della giovinezza, le lotte del prefascismo, ~e trincee del Carso. Le riunioni di via Sistina mostravano a Dor~o, che non aveva mai varcato la frontiera, come in un caleidoscopio) tutti glj impulsi, le ideologie, le passioni, che erano rimaste al di fuori del suo antifas_cismo: come a dire, al di fuori di tutta ila sua vita. Ma egli non ne rimaneva turbato; se ne tornava più che mai fermo nelle sue convinzioni e deciso a battere ' la sua strada. Qualche volta, però, il suo essersi eccessivamente « politicizzato » gli dava una vena (ma no:n più di una vena) di malinconia. Ricordo che venne a trovarlo una sera Sergio Ortolani, brillantissimo nelle sue osservazioni letterarie, nei suoi paralleli storici~ nello scintillio della sua vasta cu'ltura. Fra l'altro - si era alla vigilia delle elezioni inglesi - Ortolani prognosticò la sicura vittoria dei conservatori, perchè, diceva, tutto quello che c'è di buono in Inghilterra è vecchio. Ricordo ancora che citava a suo sostegno l'interpretazione che Greer Garson e Laurence Olivier davano [118] Bibloteca Gino Bianco
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