Nord e Sud - anno II - n. 3 - febbraio 1955

IN occAs10NE della Conferenza Nazionale del P.C.I. la stampa meridionale e quella romana hanno dato una nuova prova di insensibilità. L'informazione è stata generalmente relegata nelle pagine interne, in uno spazio del tutto insufficiente e con scarsissimo rilievo tipografico: era lo stesso che dichiarare di non voler forni re la cronaca di avvenimenti che, destando serie preoccupazioni, avrebbero turbata l'opinione pubblica; era cioè un modo di sollecitare la maggiore curiosità, e magari un benevolo giudizio, intorno agli avvenimenti che si ostentava di sottovalutare o addirittura si tentava goffa mente di nascondere. E, quel che è peggio, qualcuno si è anche concesso il lusso di ironizzare sull'attenzione portata dalla C'onferenza del P.C.I. al problema dei monopoli, quasi si trattasse di una "fissazione'' dei comunisti. Altri, infine, con la n1-ano resa pesante dall'ignoranza della realtà comunista, ha guazzato nel pettegolezzo ed ha ridotto in "fumetti" certi motivi d'interesse che la Conferenza aveva suggerito: ciò, senza altro risultato che quello di accreditare la tesi di una vasta congiura della "stampa borghese" al fine di "gettare il fango" sui ., capi della classe operaia ". Questi atteggiamenti, messi a confronto con quelli de Il Corriere della Sera e de La Stampa, ripropongono il problema, da noi già altre volte sollevato, della assoluta inettitudine politica della stampa romana e merid,·onale: una inettitudine che - qui è davvero il caso di dirlo - si risolve nel "j are il gioco dei coniunisti ". Se vogliamo co1nmentare le interpretazioni serie che la stampa italiana ha cercato di dare della conferenza comunista, dobbiamo dunque rife- • rirci al Corriere della Sera e alla Stampa. Sul Corriere del 16 gennaio, Giovanni Spadolini si è domandato "perchè la con/ erenza co1nunista abbia deciso di riconfermare con tanta solennità, con tanta ostentazione, la tattica frontista, pur dopo le smentite e gli insuccessi degli ultimi mesi". Qui ci senibra si debba andar cauti nel parlare di insuccessi della politica frontista: la quale, forse, segna il passo, lia raggiunto limiti obiettivi, riscuote minor credito - come abbia1no notato nel precedente numero di questa rivista, parlando del Congresso del Popolo nieridionale; 1na atti avventati, che si ripetono frequente1-nenteda parte del Governo, vengono in buon punto a ristabilire le condizioni favorevoli per una espansione della politica frontista. Comunque, Spadolini ritiene che di questa riconferma della politica frontista "la ragione è una soltanto: il P.C.I. spera, oggi più che mai, in una rottura della solidarietà democratica, in una uscita della socialdemocrazia dal Governo, in una radicalizzazione della lotta politica, che consenta alle sue schiere di ristabilire quelle intese che da oltre un anno sono impossibili". Solo che la radicalizzazione della lotta politica - potrebbe continuare il discorso di Spadolini - e quindi il ristabilimento di condizioni favorevoli alla espansione della politica frontista, deriva dal cli,na che negli ultimi mesi si è venuto creando non senza gravi responsabilità del Governo. A parte il modo come furono for1nulate le " direttrici amministrative ", il Governo, a forza di passaporti " ritirati " e di giornalisti antif ascisti "allontanati" da giornali ufficiosi, col nominare alla Biennale di Venezia BiblotecaGino Bianco (

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