, ,. \ impossessata delle redazioni. Nella folla di ricordi che la morte di Graziani suscita, il più incancellabile -- scrive La Sicilia di Catania - è quello del . "litro d'acqua di N eghelli ": "fu col sacrificio della sete che i soldati di Graziani ruppero gli ultimi ostacoli che si opponevano al completamento della nostra impresa nell'Africa Orientale ... Facciamo che oggi, davanti alla salma di Rodolfo Graziani, ultimo generale garibaldino, i nostri ricordi si fermino sulla pagina gloriosa del litro d'acqua di N eghelli ". Un'ombra di giudizio appanna la cornmozione de Il Corriere del Giorno di Taranto (" è al soldato di allora e non al politico degli ultimi anni che in quest'ora è doveroso pensare") e dell'Unione Sarda di Cagliari (la quale ammette, a scusa di Graziani, che '' un soldato non è mai un buon politico ,, ) , mentre il Giornale di Sicilia di Palermo inclina decisamente al fiabesco: " non creatura umana era l'essere che guidava i soldati italiani di vittoria in vittoria, di conquista in conquista, ma lo stesso diavolo fatto soldato e incarnato in quel ' malanno ' di Graziani ... ". Sulla laconicità de La Gazzetta del Mezzogiorno sembrano ricalcate le corrispondenze de Il Corriere di Sicilia e di Ultimissime, entrambi di Catania, i quali tutti si attengono ad ttn tono più moderato, seppur sempre in chiave apologetica. Molto diffusi e patetici i "pezzi'' dedicati all'avvenimento dai due leaders della stampa reazionaria italiana: Il Tempo ed Il Giornale d'Italia. Dal triste periodo del processo contro Graziani - scrive Il Tempo - "dieci anni sono ormai passati. Non sono molti, non troppi, ma non decisamente abbastanza perchè all'Italia si tolga la sua corona di spine". '' Rodolfo Graziani - aggiunge - è stato, per tutta la sua vita, un soldato, un soldato nel nome d'Italia ... Noi, uomini, inchiniamoci davanti alla maestà della morte: cerchiamo oggi alnieno di dimenticare gli odi e i rancori per ricordare quella sola parola che ci fa tutti fratelli, Italia". Il Giornale d'Italia giunge fino ad . insinuare che i traditori siano stati _ gli altri, quelli che '' non ebbero fiducia nell'Italia anche dopo il 194 3 ": "sbagliò? .Sbagliò nel passare all'altra sponda? Sbagliò nel tener fede ad una Italia degna del suo passato? Nessuno potrebbe osare di affermarlo ... Passando all'altra sponda egli non aveva fatto che obbedire. L'obbedienza è il primo dovere militare. Graziani adempì a questo dovere ... Egli amò soprattutto l'Italia''. Non si sono riportati questi brani per aprire una polemica di cattivo gusto. Si è voluto soltanto additare una condizione politica, cui la morte di Graziani ha fornito ancora un'occasione di rivelarsi spavaldamente: la formazione e l'inclinazione fascista della stanipa meridionale. Lungi dal limitarsi, come in genere i giornali del Nord, a preservare la dignità della cronaca, le redazioni meridionali si sono affrettate ad inscenare una parata militare in cui han potuto rifiorire i loro rancidi miti. 1'ra la doverosa generosità del "Parce sepulto! " e la tendenziosità apologetica c'è pure un diaframma che non è onesto superare per soverchia bontà d'animo. [102] Bibtoteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==