Nord e Sud - anno II - n. 2 - gennaio 1955

strada giusta è quella « della lotta collettiva e intelligente», allora non vi saranno più energie sprecate e inutili morti. Quel giorno la carica rivoluzionaria che essi conservano intatta servirà a spezzare le strutture dello Stato democratico, servirà la causa della rivoluzione comunista. Ci sembra che ancora una volta i comunisti si mostrano assai più intelligenti dei loro avversari reazionari: essi, in effetti, mordono la realtà, conoscono le situazioni effettive e vogliono ordinarle ai loro fini. I comunisti sanno che il banditismo è anche un fenomeno sociale (essi però dicono ''soltanto''), sanno che dietro il banditismo c'è anche (e ancora una volta dicono "soltanto") un fatto di miseria, e ne traggono tutte le conseguenze. Non parlano al governo democratico, ai ceti dirigenti democratici, perchè questi, per definizione (è sem11reVelio Spano che scrive), « 110nhanno occhi per vedere, nè orecchi per sentire, nè purtroppo cervelli per intendere>>; parlano solo ai sardi, a quelli di cui vogliono i voti, l'appoggio politico, la primigenia forza di rottura che darà nuova linfa alla loro sapiente ma fredda .perfezione organizzativa; e parlano con accenti flautati, con meditata e benigna pedagogia: "giovani sardi, per amore di voi stessi e per amor nostro, non fatevi banditi; fatevi comunisti "! Questa è una posizione politica intelligente, se si considera il fine che i comunisti vogliono raggiungere ad ogni costo, e che non è certo l'ordinata risoluzione dei problemi italiani. E a questa politica i democratici non possono opporre i vagheggiamenti romantici e stolidi dei reazionarii, i loro raccontini dispiaciuti e ammirati; i democratici non possono indugiarsi nell'illusione che, caduto Tanteddu, tutto sia finito, tutto torni normale; non possono finalmente ricorrere alla semplice repressione poliziesca. Quest'ultima cosa, soprattutto, non Ya mai dimenticata. Tra un bandito che rapina ed uccide come Pasquale Tanteddu o i suoi simili che l'hanno preceduto nel Sopramonte, e il maresciallo dei carabinieri che gli tien dietro e tenta di catturarlo con ogni mezzo, noi aremo, tendenzialmente, dalla parte del maresciallo dei carabinieri : uno Stato moderno e civile non può tollerare che uno dei suoi cittadini dia la morte ad altri cittadini, non può tollerare che la legge sia violata dall'arbitrio del singolo. Ma, detto questo, si deve aggiungere, con altrettanta se non con più forza, che uno Stato moderno e civile non può tollerare le condizioni di miseria in cui ver,ano numerosi suoi cittadini, un'intera regione; uno Stato moderno e civile non può tollerare, senza far nulla, che nel suo territorio restino comprese delle zone che sono tra le meno progredite del mondo. Chi pensi che si esagera tenga presente soltanto che in Sardegna, su una superficie che è circa l'otto per cento del territorio della Repubblica, vive una popolaz-ione che è solo il due e mezzo per cento della popolazione italiana : la deniità media di abitanti è, dunque, un terzo di quella italiana. E' un dato primordiale, e scoraggiante : un tale grado di sottopopolamento non può essere che un segno della miseria e dell'arretramento economico. Ma non basta: questo due e mezzo per cento della popolazione italiana paga solo il 0,78 % dell'intera tassa di ricchezza mobile percepita nel Paese; rappresenta solo il 0,82% della Bibloteca Gino Bianco

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