Nord e Sud - anno II - n. 2 - gennaio 1955

coraggioso e intelligente e diritto e a suo modo generoso. Anche Velio Spano trascorre con disinvoltura sui delitti di Tanteddu: « naturalmente Tanteddu è tutt'altro che un ragazzo innocuo. In questi anni, per vivere, per sopravvivere, avrà certo avuto bisogno di molte cose, particolarmente di molto denaro che ha dovuto procurarsi in un modo o nell'altro; e sicuramente se lo sarà procurato, non certo giocando onestamente in borsa come fa la gente per bene. E' quindi infinitamente probabile che Tanteddu, in questi cinque anni, abbia veramente e largamente violato il codice penale ... )). Tanteddu non ha rubato rapito rapinato ucciso; ha soltanto violato il codice penale. E mentre doveva rischiar la vita per procurarsi da sopravvivere, altri, il « borghese capitalista >>' si procurava tanto più danaro giocando in borsa. Il contrario del brigante omicida non è l'impiegato che si reca ogni mattina in ufficio o il professore che si reca a scuola a formare pacificamente i suoi giovani, ma l'uomo che tranquillamente accumula il suo oro sfruttando il lavoro degli altri! Questo mi pare un brano da grande maestro. Perchè, dunque, i comunisti si preoccupano d'essere tanto delicati verso il banditismo sardo, proprio essi che si mostrano così violenti nell'aggredire quello siciliano? La risposta è anche qui più semplice di quel che si possa pensare, e abilmente fornita dallo stesso Spano. Il banditismo sardo è un fenomeno sociale: il bandito sardo non è, come il " mafioso " siciliano, in collusione più o meno aperta con le classi capitalistiche e proprietarie, ma è un ribelle; i suoi sono atti di protesta violenta ma nel fondo giustificata contro una società che l'opprime e lo sfrutta; il suo è « un modo certo sbagliato, ma storicamente giustificato, della necessaria rivolta sociale )>. Se questa è la premessa generale, è ovvio che il tono da usare quando si parla del fenomeno del banditismo non può essere quello di una dura condanna verso attentati anarcoidi e irresponsabili contro lo Stato (come sarebbe se, ad esempio, al posto dello Stato democratico fosse uno Stato comunista!), ma un altro, più bonario e insieme più insinuante: in sostanza i giovani sardi, che per protesta contro la società borghese si fanno banditi, non commettono un'azione cattiva ma un'azione sbagliata. Essi sprecano inutilmente una carica rivoluzionaria preziosa, che manifestandosi in una rivolta individuale finisce necessariamente con il riuscire sterile: bisogna, perciò, rifiutare questo modo che non conduce a nulla di buono e usarne un altro. Finchè nella Russia zarista - è un po' il prologo in cielo dei nostri comunisti - la rivolta si manifestò in gesti individuali, in attentati e congiure di piccolissimi grup-pi, la causa non fece un solo passo in avanti; quando, invece, gli anarchici raggiunsero la classe operaia e combatterono insieme ad essa, cominciò ad esistere finalmente la Grande Patria del Socialismo. Pei Sardi deve avvenire il medesimo processo, e la vita e la morte di Tanteddu possono essere un esempio efficace: non di quello che si deve fare, ma della strada che si deve evitare. Quando i giovani e i ragazzi di Barbagia, che considerano Tanteddu « non un semplice delinquente, ma un rivoltoso eh.e ha combattuto contro l'errore e l'jngiustizia sociale)), si saranno resi conto che la · BiblotecaGino Bian·co

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