minano le sciagurate vicende e i problemi che esse coprono : potra non soddisfarci l'intensità della luce ·e il modo di proiettarla sugli avvenimenti; ma la luce c'è, e le cose potranno apparir deformate, ma intanto si vedono. Era addirittura ovvio che la morte di Tanteddu ayrebbe riportato gli inviati speciali a tutti i luoghi comuni sul banditismo: e, fatta qualche eccezione, tutti i giornali han finito col tracciare una sorta di biografia ideale del brigante sardo, naturalmente ciascuno accentuandola secondo le proprie predilezioni ideologiche e politiche. Così per il Borghese saremmo innanzi alla solita storia del giovane pastore « vivace, ardimentoso, un po' facinoroso», ma nel fondo niente affatto perverso o avido : la famiglia ricca ( « migliaia di armenti >> !), la vita agevole nei limiti della miseria quotidiana di tutti. Ma un -giorno il giovane pastore si trova coinvolto, magari senza saperlo, in una rissa: forse in un pomeriggio d'estate, vicino al tramonto, innanzi all'osteria, per il troppo vino bevuto dopo la fatica del giorno, corrono parole aspre, brilla perfino il coltello; quanto basta perchè intervengano i carabinieri, perchè si profili la minaccia del confino. Ma allora addio lunghe e dolci solitudini in compagnia delle mansuete pecore belanti, addio colloquio quotidiano con la natura, addio fascino misterioso delle foreste, dove l'animo s'intenerisce e insieme sbigottisce della solennità del silenzio. Il giovane non potrà affrontare questa pena terribile, si .darà alla macchia, tra monti e dirupi impervi, sarà compagno del cinghiale nelle foreste: e lì resterà solo col suo desiderio infrangibile di selvatica libertà. E sarà ricercato dalla giustizia terrena, braccato come una belva; e per cibarsi dovrà ricorrere alle minacce, ai furti, alle uccisioni, contro tutti. Si è partiti da un leggero ferimento : tutto il resto è tragica conseguenza. Ci si potrebbe chiedere perchè fino i giornali letti dai ' benpensanti ', dagli uomini che amano l'ordine, si compiacciano di queste storie: e la risposta sarebbe difficile, se non conoscessimo ]a sottile inquietudine reazionaria nella quale alligna ancora tutta la tenerezza romantica per il bandito. Il guaio è che Pasquale Tanteddu che si da alla latitanza per amor delle « solitµdini della foresta>' non esiste altrove che nell'immaginazione dei tardo-romantici del Borghese. L'uomo, infatti, era un po' diverso: comparve la prima volta innanzi ai giudici per un reato di lesioni gravi e la seconda volta per oltraggio ad un pubblico ufficiale e, questa seconda volta, per poco non accoppò un carabiniere; dopo vi fu la lunga storia di rapine audaci e di stragi ferocissime, che s'è conchiusa, appunto qualche settimana fa, con pochi colpi di mitra a Las Molas. Il banditismo sardo è una cosa troppo seria perchè possa servir da pretesto alle rievocazioni un po' accorate e un po' affettuose di qualche ritardatario ammiratore di un deteriore Novalis. Ben diverso è stato l'atteggiamento dell'Unità., la sua impostazione di fondo, pur se certi tratti possono parere comuni a molta altra stampa. Anche Velio Spano s'è intenerito per l'uomo che degradato dalle circostanze a far vita selvaggia, a restar nascosto nel fondo delle foreste, aveva conservato non so quale letizia primitiva, « la capacità di ridere come un bimbo>>; per l'uomo ch'era Bibloteca Gino Bianco
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