Intanto, questo riferimento alla riforma agraria da parte delle « direttrici amministrative >> - dietro il quale riferimento ci auguriamo che non vi sia qualche circolare agli Enti di Riforma - ci offre lo spunto per alcune considerazioni sui sistemi seguiti per le assegnazioni di terra. Ufficialmente le assegnazioni sono state finora stabilite in base a pubblici sorteggi fra tutti gli aventi diritto, distinti in alcune categorie di « precedenza >>, dopo gli opportuni accertamenti e non senza procedere in tempo utile alle revisioni risultate eventualmente necessarie. Nella misura in cui vi sono state violazioni di questi criteri, esse hanno rappresentato politicamente un punto di forza per l'agitazione dell'estren1a sinistra fra gli assegnatari, cui hanno fornito un argomento polemico che ha indebolito l'Ente che le ha commesse. Il problema permanente degli Enti di Riforma è appunto la loro liberazione da ogni pressione politica, di p·artito o di clientela. Nella fase delle assegnazioni ci si è sottratti a queste indebite pressioni e alle tentazioni di favoritismi appunto mercè il sistema del sorteggio, salvo naturalmente quei casi (come, ad esempio, quando la formazione degli elen(!)i di aventi diritto è stata abbandonata a « commissioni comunali >> che hanno talvolta sostituito al criterio tecnico o meccanico di compilazione quello del favoritismo politico) in cui il sistema è stato truccato; non molti, per fortuna, anche se si ha l'impressione che essi siano stati nell'ultimo periodo più frequenti che nel primo. E' anche grazie all'osservanza di questo criterio che, al 7 giugno 1953, non vi è stato, nelle zone di riforma, quello sbandamento elettorale che si vorrebbe far credere da alcuni; anzi, l'espansione comunista, nei comuni compresi nelle zone di riforma, è stata contenuta, come dimostrano i dati che pubblichiamo in altra parte di questa rivista. Dopo il 7 giugno, si è notato, invece, un certo rilassamento da parte degli Enti, una loro generale maggiore debolezza innanzi alle pressioni politiche, un'ossessione del problema degli assegnatari comunisti. Ora si può dire che le assegnazioni sono state in gran parte ultimate; e perciò, sotto certi aspetti, la questione della discriminazione politica tra gli assegnatari, di cui si è parlato con tanta leggerezza sulla stampa, non esiste. Ma vi sono assegnazioni definitive e assegnazioni provvisorie; e c'è il vaglio degli assegnatari in base al loro rendimento medio. Non vorremmo che nel passaggio dalle assegnazioni provvisorie alle definitive e nel vaglio del periodo triennale di prova, abbiano a prevalere, nelle scelte e nelle deliberazioni degli Enti, criteri di discriminazione politica: nè in seguito a circolari amministrative, nè per eccesso di zelo da parte di questo o quel f11nzionario. Un simile indirizzo, a parte le considerazioni di principio e a parte le conseguenze politiche sicuramente negative, potrebbe anche determinare una selezione alla rovescia dal punto di vista della capacità di rendimento degli assegnatari. La sola categoria di precedenza che si può e si deve riconoscere nelle assegnazioni di terra è quella dei meno abbienti. Sarebbe un disastro se si dovessero subordinare le valutazioni agli orientamenti politici, personali e contingenti : valutazioni che non si comprende neanche a chi potrebbero essere Bibloteca Gino Bianco
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