questi principi, l'azione dclla U.G.I. come tale doveva limitarsi all'ambiente universitario: « nelle università si studia; questo resta il fatto fondamentale>>. Questa proposizione, così semplice, diviene per l'U.G.I. il segno di una battaglia ideale, da:1Ieconseguenze impreviste. Del resto non ci si poteva sottrarre ad un 'ulteriore conseguenza: gli altri movimenti universitari si sentivano ormai messi completamente in discussione dall'iniziativa dell'U.G.I. I cattolici uscivano dal loro immobilismo; i comunisti rivedevano tuttì i criteri direttivi della loro azione nelle università. Vi sarebbe qui una storia assai ricca da narrare, della quale si possono richiamare solo alcuni punti fondamentaili. 1 Caduto il pericolo di una iniziativa comunista, rimossi alcuni grossi equivoci, i giovani universitari cattolici si ponevano decisamente, dal loro punto di vista, i problemi sollevati da~l'U.G.I. Abbandonavano le loro primitive idee sugli Organismi Rappresentativi; tentavano un completo rinnovamento. Ma, :nel far questo, finivano con ~l palesare tutte le loro insufficienze e, principalmente, la loro mancanza di autonomia, perchè non sapevano elaborare una linea politica propria ed originale, ma volta a vo;lta mutavano passivamente dall'ester,no i iloro programmi. E l'Intesa, cioè ia movimento universitario cattolico, rivelava in piccolo tutte le incongruenze dì u_n'unità _politica dei cattolici, accettata solo come forza conservatrice ed a fini elettorali. S'assisteva dapprima ad un tentativo dei giovani democristiani di assumere direttamente la guida dell'Intesa, nolla i,llusione di superare facilmente le posizioni delll'U.G.I., accusate di « residui borghesi, vecchio laicismo, indifferenza sociale >>.Così, sulla base di un equivoco connubio tra Gioberti e Gramsci, l'Intesa veniva proponendo un programma tale da snaturare completamente il carattere degli Organismi Rappresentativi: essi dovevano divenire, come già avrebbero voluto i comunisti, centri di iniziativa politica, capaci di riscattare dalia loro « abulia >>i giovani universitari borghesi, di renderli consapevoli dei prob1 lemi fondamentali del Paese, di inserirli nel vivo del corpo sociale. Parole, però. Al di là de:lla facile obiezione di imporre alla realtà universitaria le esigenze ed i problemi deilla politica democristiana, si chiarì ben presto quanto di i,nattuabile e di contraddittorio vi fosse nei program1ni dei giovani democristiani. Essi finivano con l'ignorare la storia realle degli Organismi Rappresentativi; finivano con il dimenticare il fondamentale problema de!lla riforma della scuola (o al più ~o vedevano Bibloteca Gino Bianco
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