Nord e Sud - anno II - n. 2 - gennaio 1955

Comparando, a partire dal 1913, l'indice degli investimenti statali e ,l'indice del numero dei disoccupati, si rileva che il primo varia in misura di solito più che proporzionale rispetto al secondo, il che attesta come la spesa per investimenti sia stata in Italia sensibilissima al fenomeno della disoccupazione. Lo Stato quindi, fin dal primo apparire ddl fenomeno, tenta di combatterlo aumentando nei periodi di crisi le occasioni di lavoro e il fondo salari mediante [a politica -di bilancio. Tuttavia un dato essenziale rende questa politica assai avara di risultati, ed è [a natura particolare della disoccu.pazione in Ita1 lia. Abbiamo visto che essa non è frutto d'una contingente caduta della domanda di beni, .d'un cambiamento nei gusti dei consu1natori, della scoperta d'un nuovo procedimento tecnico; questi elementi possono di tanto in tanto inf;Iuire sul live1lo dell'occupazione, ma 1a causa permanente, la causa di fondo p!!ovioo.edagli squilibri e dalle artificiali deformazioni dell'economia italiana. La spesa statale in investimenti, e sopratutto [a parte di essa destinata alle opere pubb'liche che ne costituì la porzione maggiore, contribuì in n1isura assai limitata a rimuovere queliledeformazioni. Quanto poi a quella quota degli investimenti che, secondo la denomi_nazione tradizionale, è raggruppata nel bilancio italiano sotto la voce: investimenti per servizi economici, essa il più delle volte aggravò ulteriormente gli squilibri di fondo de!ll'economia nazionale. Gli investimenti diretti dello Stato si concentrarono infatti, in grandissima prevalenza, proprio in quei settori produttivi che meno rispondevano ad un'armonica distribuz:one delle risorse del paese: la siderurgia, i cantieri navali, i prezzi politici a sostegno del grano, della canapa e di altre produzioni agricole non economiche. Soltanto negli anni più recenti, pur tra molte incertezze e contraddizioni, è stata programmata una politica di lavori pubblici e di investimenti diretti, conforme, in qualche modo, ad un piano organico e ad una visione unitaria ddll'economia nazionale. Noi ereditiamo dunque una situazione che per molti riguardi non è dissimilleda quella esistente nei primi decenni della nostra vita unitaria. Naturalmente il paese si è modernizzato; passi grandissimi sono stati compiuti sul piano della tecnica produttiva; il tenore di vita delle masse è nettamente migliorato; i servizi tipici di una grande nazione industriale, le ferrovie, Ile strade di comunicazione, i porti, sono stati creati; un'industria è nata dal nu~llae l'agricoltura, specie ndle regioni della valle padana Bibloteca Gino Bianco

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