Nord e Sud - anno II - n. 2 - gennaio 1955

I minimi cadono invariabilmente tra il giugno e il settembre, i massimi tra i!ldicembre e il febbraio di ciascun anno. Le regioni più rappresentative sono la Lombardia, il Veneto e l'Emilia. Tra le varie a:tività economiche, i disoccupati provenienti dall'agricoltura rappresentano, durante i quattordici anni considerati, dal 20 al 25% del totale; un peso all'incirca uguale va attribuito ai disoccupati delle industrie ediilizie e ddlle costruzioni stradali; seguono per importanza le attività metalmeccaniche e quelle tessili. Questi gli elementi più salienti ricavabili dalle statistiche degli uffici di collocamento, i cui dati peraltro rappresentano soltanto in modo parziale e imperfetto il fenomeno del[a disoccupazione. I provvedimenti di politica economica adottati dal governo fascista, sotto la pressione del'la grande crisi e della disoccupazione di massa, tendono ad inasprire le tariffe dogana[i e ad isolare per quanto possibile il mercato nazionale dalla congiuntt1ra mondiale. Poichè quasi tutti i paesi adottano in quegli anni la stessa politica, i risultati di essa si rivelano nulai. Si sviluppano però in Italia, sotto la spinta degli interessi sezionali e corporativi, gli elementi della pdlitica autarchica che verrà in seguito perseguita con sempre maggiore intensità, anche dopo cessata [a fase di depressione mondia1 le. Da questo momento fino alla guerra, le vicende della disoccupazione in Italia si collegano ancor più strettamente allo sviluppo dei monopoli, al!le barriere doganali, agli ostacoli territoriali frapposti tra provincia e provincia alla mobilità del lavoro. Dati ufficialli non vengono più resi pubblici, ma a titolo orientativo possono essere utili quelli raccolti datila Confederazione dell'l,ndustria che di seguito trascriviamo: ANNI 1936 . 1937 . . . .. . . Numero dei disoccupati 700.483 722.378 712 ·454 ANNI 1939 ' t t 1941 . .. . Numero dei -disoccupati 668.394 599.766 602.6o1 Questi elementi sono troppo scheletrici per consentire un giudizio. Sappiamo soltanto che, in via largamente approssimativa, i 2/3 dei disoccupati provengono dalle attività industriali. Bibloteca Gino Bianco

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