dei disoccupati riguardano quasi totalmente l'Italia settentrionale. Il Mezzogiorno, afflitto in modo permanente dalla sottoccupazione contadi1 na, trova in questi anni ancora una volta sfogo nell'emigrazione, sopratutto transoceanica. Nei sette anni dal 1919 al 1925 circa un milione e mezzo di [avoratori quasi tutti meridiona 1 li abbandonano l'Itallia (la cifra è al netto dei rimpatri nello stesso periodo). Il numero degli emigranti appare ancora più notevole in quanto fin dal 1921 era entrata in vigore negli Stati Uniti la prima legge limitativa dell'jmmigrazione. 11uttavia anche dopo il 1925, quando il {!lussodelJ'emigrazione diviene insignificante a causa degli ostacoli sempre maggiori posti dai paesi di destinazione, le cifre dei disoccupati nelle regioni meridionali risulta,no praticamente nulle. Bisogna arrivare agli anni- più duri della grande crisi 1nondiale, a1 1 1931, al 1933, perchè si registri anche in allcune regioni del Mezzogiorno una disoccupazione di qualche rilievo, sempre tuttavia ben minore di quanto non si verifichi negli stessi anni nelle zone sia industriali che agricole del Nord. E così, mentre la Lombardia lamenta dal 1931 al 1935 una massa di disoccupati oscillante tra le 113.000 e le 205.000 unità; mentre i,n Emilia - regione prevalentemente agricola - dal 1926 al 1934 i disoccupati nei mesi invernali non scendono mai al di sotto dei 100.000; mentre nell Veneto la situazione presenta le stesse caratteristiche, con un'alta disoccupazion~ stagionale nei mesi di sosta dei lavori agricoli; in Siciiia, nell'anno più nero (1933), in cui le esportazioni agrumarie crollano nei prezzi e nelle quantità, quando tutti gli altri prodotti hanno già toccato il fondo della depression·e, i disoccupati non .superano i 66.ooo, e nelle poverissime province lucane 15.426 è il livello record toccato nel febbraio 1933. Questa disparità di dati si spiega con diverse cause. Anzitutto con [a struttura dell'economia meridionale, cui abbiamo già accennato, nella quale è raro trovare la figura del puro bracciante agricolo. La massa del bracciantato è composta di infimi proprietari o coloni parziari, che i redditi del proprio fondo non riescono a mantenere e che cercano i,ngaggio sopratutto nelle stagioni vuote dalle tradizionali operazioni di semina, mietitura, vendemmia, raccolta delle olive. Questa stagionalità si verifica naturalmente anche nelle campag,ne settentrionali, dove peraltro le colture plurime e :la zootecnia sono più sviluppate e servono da elementi regolatori del diagramma di lavoro.. Ma mentre il contadino meridiona[e piccolo [15] Bibloteca Gino Bianco
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