Nord e Sud - anno II - n. 2 - gennaio 1955

La guerra 1915-18 accelera e approfondisce, specie nelle regioni settentrionali, il n1oto della economia italiana, da un lato verso una sempre maggiore modernità e somiglianza ai sistemi occidentali più sviiluppati, dall'altro verso una struttura artificialmente deformata da quelllo che sarebbe stato il suo naturale sviluppo. Luigi Einaudi, nel suo volume sugli effetti economici e sodami della guerra, descrive mirabilmente l'azione dehle forze che provocano questo du.plice atteggiarsi dell'economia italiana, che quanto più si avvia verso un'ind11strializzazione intensa tanto più si distorce verso produzioni innaturali artificialmente sostenute, con danno dell'erario e ,dei consumatori. Poichè il moto è ineguale tra le varie regioni d6l paese, i,n proporzione al[a s11arapidità si accrescono i dislivelli relativi nel tenore di vita delle popolazioni e delle varie categorie sociali. Nel 1919 ~a smobilitazione delle industrie di guerra pone per la prima volta al paese il problema della disoccupazione operaia, poichè la riconversione industria 1 le avviene con grande lentezza e difficoltà in u,n paese in cui i redditi sono ancora troppo bassi per alimentare un elevato tenore di vita ed un'intensa produzione. Viene istituito in quell'anno l'Ufficio 11azionale per i1 l collocamento e la disoccupazione, con il precipuo incarico di eseguire rilevazioni sistematiche della domanda e dell'offerta di lavoro. E la prima ri'levazione fornisce [a cifra di 274.000 disoccupati (aprile 1919) aumentati a quasi 400.000 nel maggio e poi rimasti fino al novembre al di sopra dei 300.000. Nei mesi successivi il numero dei disoccupati decresce, per la doppia influenza d'un'intensa domanda estera di manufatti da parte di quei paesi che avevano subito maggiori danni dallla guerra, e 1d'una vivace ripresa delle costruzioni edilizie. Fenomeni peraltro effimeri, poichè provocati dal[a necessità di soddisfare bisogni accumuiatisi dur;:.,ntegli anni di guerra. Ed infatti nel luglio del 1921, scomparsa ormai la influenza di quei due elementi, il numero dei disoccupati risale a 385.000; aumenta a 512.000 nel dicembre e tocca il massimo di 806.000 nel febbraio 1922. · Dopo tale data e fino al 1925 la situazione tende a migliorare: la media dei disoccupati oscilla da minimi di 115.000 a massimi di 400.000; l'economia del paese sembra aver trovato un equilibrio, che peraltro è in parte dovuto all'abbondanza di denaro e all'incoraggiamento delle esportazioni, effetto della svalutazione monetaria. Da notare, però, che le cifre Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==