Nord e Sud - anno II - n. 2 - gennaio 1955

• Il fenomeno, che e tipico delle campagne italiane, e in certo modo ancora più preoccupante della disoccupazione vera e propria: quest'u:ltima infatti è, di solito, uno stato transitorio che dipende da!ll'andamento della congiuntura economica e dalla capacità di riassorbimento del sistema produttivo. La sottoccupazione invece, cioè :l'impossibilità per il lavoratore di prestare la propria opera continuàtivamente per tutte le giornate lavorative dell'anno, ove raggiunga le proporzioni che ancora oggi si verificano in Italia e che dovevano essere ben superiori nell'Italia di sessanta anni fa, è i!l più bruciante 1narchio di miseria e d'inedia che possa colpire una popolazione. Nell'Italia contadina dei primi quarant'an,ni di Regno, e special1nente nel Mezzogiorno e nellle isole, la sottoccupazione è la grande piaga, i1 l male non rivelato ma facilmente desumibile dai pochi dati esistenti; rivelato sopratutto da!l livello infimo del reddito per testa dei [avoratori delle campagne. Il Bodio calcolava per il 1895 che il salario medio di un bracciante agricolo fosse di circa 2 lire per ['estate e 1,50 1lireper l'inverno e calcolava altresì che i!l numero massimo di giornate di lavoro effettivo non superasse le 170 all'anno. Secondo tali calcoli il reddito annuo di questi lavoratori si sarebbe aggirato intorno alle 300 lire e [a forza di !lavoro inutilizzata sarebbe equivalsa a circa la metà di quella potenzialmente disponibi:le. Siamo veramente ad un livello che coincide strettamente con le sussistenze: ogni traccia di vita anche lievemente superiore al minimo necessario per non 1norire sembra del tutto assente. E quelio stesso sussistere, quel miserabile vegetare, è legato all'andamento aleatorio dei raccolti, allle vicende dei prezzi sui gra~di mercati internazionali, che di colpo posso,no sconvolgere anche questo primitivo equilibrio, affollando la piazza del paese di piccdlissimi proprietari contadini in cerca di ingaggio a giornata, perchè il reddito del minuscolo fondo è insufficente a mantener [a vita; o sospingendo le masse rurali sulla via dell'emigrazione. In questo ambiente economico l'Italia trascina la propria vita nei primi decenni del nuovo Regno, senza quasi ancora aver preso coscienza della paurosa gravità dei problemi. Al momento de!lla costituzione dello Stato unitario la coltura dominante era il grano, la cui produzio,ne si calcola ammontasse a 35 milioni di q.li, cop!endo larga parte del fabbisogno nazionale. Seguivano il mais Bibloteca Gino Bianco •

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