Nord e Sud - anno II - n. 2 - gennaio 1955

meno un governo di coalizione politica e se1npre più un governo di compro-- 1nesso ". Altrettanto giustamente Mario Ferrara imputa l'immobilismo al mancato accordo fra i partiti 1ninori e questo mancato accordo all'indirizzo che la segreteria di Malagodi ha i1nposto alla politica del Partito Liberale: "parlare - ancora - del programma e degli impegni della unificazione di Torino e un'illusione. La politica dell'on. Malagodi e chiara, il Partito Liberale si contrappone alla socialde1nocrazia ". Queste considerazioni dovrebbero interessare anzitutto gli esponenti del J.>artitoLiberale che sono entrati nel Governo con ben altri propositi da quelli che ora sta traducendo in atto l' on. Malagodi, nella cui elezione a segretario del P.I.J.I. fu agevole riconoscere, fin dal primo momento, la risposta dei ceti padronali del Nord alle iniziative finanziarie e sociali annunciate dai ministri socialdemocratici. Le considerazioni di Mario Ferrara dovrebbero poi incitare a t4 ivedere le proprie posizioni tutti coloro che hanno avvalorato certe tesi di facile schematis1no politico-parlamentare. Si allude alla tesi secondo cui i liberali, chiaramente caratterizzandosi sul terreno della politica economica alla destra della D.C., dovrebbero riassorbire voti conservatori emigrati verso partiti nazionalfascisti, al te1npo stesso che i socialdemocratici, chiaramente caratterizzandosi sul terreno della politica sociale alla sinistra della D.C., dovrebbero ,iassorbire voti giacobini emigrati verso il fronte popolare. Ma, adeguandosi a questa tesi, i partiti, i governi nati come governi di coalizione, muoiono lentamente come governi di comproniesso; non si gov~rna perchè non si sceglie; non solo non si riassorbono voti, nè da destra n~ da sinistra, ma altri ne . . . . . . en11grano, ormai quasi tutti verso sinistra. LA QUESTIONE dei patti agrari, a proposito della quale, nel momento in cui scriviamo, dopo numerose riunioni, non e stato raggiunto nessun accordo, sta eloquente1nente a di1nostrare come avviene che l'attuale Governo ha cessato di essere governo di coalizione e si sta logorando come governo di compro- • ,nesso. Le numerose riuni()ni fra i segretari di partiti - in base all'impegno assunto con la nota quadripartita pubblicata dopo il " chiarimento " provocato in novembre da Saragat -- dovevano finalmente concretizzare quella riforma che era quasi giunta in porto nella precedente Legislatura e che era stata risospinta in alto mare dalla decisione di sciogliere il Senato, quando esso doveva appunto votare il progetto Segni già approvato dalla Camera. Dalla nota del novembre sembrava che un certo compromesso fosse stato raggiunto: nel senso cioe che l' on. Malagodi avesse negoziato una sua arrendevolezza sui patti agrari contro un insabbia1nento dello sganciamento dell' l.R.I. dalla Confindustria. Ma, nelle riunioni di dicembre, senibra che, nientre l' on. Malagodi avrebbe insistito nel far valere sui patti agrari i punti di vista della Confagricoltura, dall'altro lato i sindacalisti democristiani ed esponenti socialdemocratici avrebbero minacciato una loro scissione dalla maggioranza ove gli onorevoli Fanfani e Matteotti avessero troppo concesso al revisionismo • BiblotecaGino Bianco

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