gliere tlltti gli obbligati, disertori dalla scuola per il 40 o/o. Durante il ven-- tennio crebbe certamente il numero delle istituzioni, degli asili e, relati-- vamente, dellle scudle, sebbene discutibile sia il credito che si può confe-- rire alle qui1nquenna1Ii Statistiche intellettuali edite allora. Escludendo, quindi, l'utilità di un raffronto statistico, è però altrettanto certo, come- . è evidente da quelle stesse statistiche, che perdurarono e si aggravarono nel periodo del regime le condizioni di inferiorità del~e regioni meridionali nei ri~lessidella scuola e che, in generale, la burocratizzazione della scuola nocque ai sani criteri didattici per non dire che le riforme contribuirono a rimescolare la confusione. Per il resto, il fascismo si limitò a rendere noti i valori dell'analfabetismo soltanto col censimento del 1931, montre fu comandato il silenzio su tutte le questioni relative al disservizio costante della scuola; non una notizia sullo stato di idoneità delle aule, suile condizioni .dell'arreda-- mento, sulla « dispersione >> scolastica. In compenso, un grossolano otti-- mismo per qualche edificio costruito, per una disordinata beneficenza, atta a coprire le gravi condizioni del1 l'infanzia e dellla gioventù. Inoltre, con forsennata politica, la cosiddetta « educazione fisica >> fu introdotta ne'l campo didattico, anzichè come utile insegnamento, come mezzo per scon-- volgere l'umanesimo democratico della scuola, di cui voo.ne scossa e diminuita la funzione cultura1e. In quella che si può definire la demolizione sistematica della persona[ità umana, prima a essere coinvoita fu la scuola e con essa gli allllil1lie gli insegnanti. Le conseguenze più disastrose furono riservate aJ1laBasilicata e alle regioni meridionaili, dove, per la carenzadi spirito associativo e di organizzazioni sociali, la scuola rappresentava ancora la sola istituzione investita del compito, oltre che educativo, socia-- le, di sol1 lecitare il progresso civile delle popolazioni. In quest'ultimo dopoguerra bisognava, pertanto, ricominciare da quel1 la che fu la linea interrotta dell'insegnamento e restituire, in primo Ruogo, alla scuola la sua propria fisionomia: « .•• essere la scuola sopratutto l'anima delJ'insegnante, il mezzo didattico sovrano esser principalmente~ l'alunno stesso, nella sua spontaneità, e la circostante vita, campo di eser-- cizio perfetto di quella spontaneità >> ( 7 ). (7) G1usEPPE LoMBARDo-RADICE, Per la scuola rurale, circolari didattiche del-- 1'Associazione per il Mezzogiorno (Roma 1929). Bibloteca Gino Bianco
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