esperienze e le delusioni di dieci anni, sia pur carichi di storia come quelli seguiti al 194_3, possano bastare a distruggerle. Non ci nascondiamo, certo, che se a questa tradizione risale un po' tutto il positivo della storia meridionale degli ultimi due secoli, quesui stessa storia ci ammonisce del pericolo e del limite proprio del liberalismo meridionale, rimasto, come è stato detto, sempre superiore al Paese, ma « astrattamente superiore )), in un continuo sforzo di stringere i suoi contatti con un ambiente per troppi aspetti difforme e sfuggente. · Da una parte ci rifiutiamo di ammettere che questo difficile contatto possa e--sserestabilito con l'abbandono delle ragioni medesime che portano u ricercarlo, cioè con la resa pura e semplice alla «realtà>> del Paese; tanto più che oggi tale resa alla « realtà >> del Paese comporta il rischio di vedere poi questa realtà stessa assoggettarsi, suo malgrado, a qualcosa di così profondamente ripugnante alla sua natura come lo Stato di polizia comunista; oppure conduce all'accettazione di quell'equivoco mito del mondo contadino, come riserva di energie incontaminate dalla civiltà moderna - « di Lutero e di Machiavelli>> - che viene affioratJdo dalla inquietudine ideologica e dai vuoti .di cultura di certi ambienti cattolici. D'altra parte siamo consapevoli della positività, ai fini della battaglia democratica nel Mezzogiorno, del risveglio delle masse meridionali, sia pure sotto la guida comunista; perchè ali'antico sforzo di penetrare un mondo stagnanu ed immoto, si sostituisce adesso il rapporto con forze politiche consapevoli, e per ciò stesso più facilmente agganciabili e articolabili sul piano della lotta per il progresso civile del Mezzogiorno. Condizione di tutto questo è però che all'attuale debolezza si sostituisca una posizione di forza delle energie democratiche del Mezzogiorno, che le ponga in grado di inserirsi come elemento attivo, di propulsione e di controllo, nell'attuale processo di sviluppo d~lla società meridionale. Ora, è un fa,tto che la realtà meridionale e italiana, accantoa pericoli e deficienze innegabili, presenta anche aspetti ed elementi che. segnano un netto punto di vantaggio rispetto alla situazione in cui si doveva svolgere la battaglia meridionalistica dei Fortunato, dei De Viti De Marco, dei Colajanni, ecc. La, visione del problema del Mezzogiorn·o come problema nazionale italiano si è ormai tradotta sul piano politico in una Jerie di realizzazioni e di conquiste, presenti alla mente di ognuno, che solo l'intervento diretto di tutte le forze democratiche, senza distinzioni r~gio- [sJ Bibloteca Gino Bianco
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