manifestato una frattura e che durante l'ultima al1luvione avevano avuto lesionate due o tre case, vennero sloggiati tutti entro 24 ore e mandati a Gaeta, sicchè dovettero dar via per nulla il proprio bestiame, non potendo nè affidarlo ad altri, nè portarlo con sè. Quando andai a visitarli a Gaeta, una lettera del Prefetto di Reggio Cabbria, affissa ;u di una parete, rendeva ioro noto ~he un ingegnere inviato sul posto aveva trovato la zona di Gallicianò non pericdlante e che quindi - restaurate le case lesionate - avrebbero potuto tornare nei loro domicilii. Nessuno si è reso conto della gravità di queste dichiarazioni contrastanti e del male gratuitamente fatto a quelle povere popolazioni! Io che le ho visitate sia a Gaeta che ad Aquila e che ho visto tra loro n1alati, sordomuti, deficienti, vecchi, comprendo quanto doloroso sia stato quell'improvviso esodo forzato, quell'abbandono all'ignoto di ogni loro avere. Ed una volta spostati, lontani dal loro paese, i profughi, soprattutto se rimasti vicini a grandi città, si abituano a quel tenore di vita che non conoscevano nel loro comune nativo: frequentano i caffè, [e osterie, i cinematografi e si crea in loro un'avversione a riprendere la vita d'un . . tempo. Da quanto ho fin qui narrato una verità si profila chiaramente. Le frane, [e alluvioni, che ogni tanto devastano parte di un abitato umano o sommergono nella mota alcune ricche zone agricole dellla CaJ abria, sono soprattutto dovute alla mancata completa sistemazione dd.le . . molte valli a regime torrentizio della regione. Da quando ho. incomin- .ciato nel 1910 [a mia azione sociale in Calabria, ho sentito parlare della sistemazione del La Verde, del'l'Amendolea e di altre fiumare: la situazione di allora è identica alla situazione di oggi. I disastri non giustificano in alcun modo lo spostamento di i,ntere popolazioni da1lle loro sedi nati ve. Queste popolazioni devono essere invece subito fissate - sia pure provvisoriamente in attesa del~e abitazioni definitive - in zone non peri- ·colose, vicin? alle loro terre di lavoro. Non le si obbligano così a troncare d'improvviso la cura dei loro campi, dei loro ortaggi, dei loro frutteti, dei loro animali per accaser:.. .[65] Bibloteca Gino Bianco . ' .-
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