Nord e Sud - anno I - n. 1 - dicembre 1954

cedere il posto. Intanto la direzione de Il Giornale era passata dall'arioso Lupinacci al grigio Guglielmo Emanuel, mentre il columnist che imprimeva la linea politica fu, da allora in poi, Alberto Spaini, polemista molto efficace, ma a volte superficiale dal punto di vista politico. Collaboratore influente de Il Giornale fu, fin dagli inizi e fino alla recente rottura del 1953, l'on. Corbino: ma egli, pur nell'ambito di una capacità che non richiede apprezzamenti, ·si è sempre eccessivamente preoccupato di essere «giornalistico», -sforzatamente originale a volte, "pesso ironico o paradossale; il che lo ha danneggiato in sede pubblicistica come in sede parlamentare, incidendo sulla sua autorevolezza. Più intere.~sante l'evoluzione di Guido Cortese, cui Il Gìornatt affidò fin dai primi tempi una parte di primo piano nella polemica politica : partito da generiche posizioni nazionalistiche, egli è pervenuto ad un linguaggio che politicamente è da considerare una delle poche manifestazioni responsabili della stampa napoletana. A Emanuel successe nella direzione del giornale napoletano Carlo Zaghi, che ha avuto il merito di sottolinearne l'antifascismo, togliendo le virgolette alla Liberazione e stampando la parola Resistenza con tanto di maiuscola. Negli ultimi tempi, diradatisi gli interventi di Cortese, assorbito ora da altre responsabilità, si è sentito con maggiore evidenza che l'impegno di Spaini è diventato troppo pesante. Il Tempo è i'organo ufficiale del declinante nazional-fascismo meridionale. Il Giornale gli si contrappone nettamente : i suoi esordi monarchici non gli hanno impedito, dopo il 2 giugno 1946, quel ralliement alle istituzioni repubblicane - istituzioni dello Stato - che è manifestazione di coerenza liberale; nè gli hanno impedito di assumere e di mantenere un atteggiamento contrario al /aurismo ed alle alleanze col /aurismo. Prima ancora che il mito di Lauro sorgesse, anzi, Il Giornale si schierò contro la gestione Lucifero del P.L.I., e subì con palese rincrescimento il connubio di quel partito con i qualunquisti. Non si potrebbe affermare, però, che Il Giornale, pur fermo contro le suggestioni nazionalistiche, qualunquistiche e clericali, sia stato altrettanto cosciente del confine che distingue il liberalismo moderno dal vecchio liberal-nazionalismo, che poi del nazional-fascismo è uno dei tramiti tradizionali: parecchie preziose colonne sono state sprecate per Trieste, le colonie, la « dignità nazionale ». Va individuata qui, in quest'unico punto di contatto con Il Tempo di Angiolillo, la voce passiva nel bilancio politico ·de Il Giornale, e vi si ravvisa altresì il freno che impedisce al quotidiano napoletano di diventare, sul piano locale e nazionale, l'organo di una 6attaglia liberale altrettanto moderna nelle sue prospettive quanto coerente con le indicazioni derivanti da quei nomi che Il Giornale colloca idealmente accanto alle proprie insegne : Croce, Einaudi, Amendola·. A voler interpretare marxisticamente la linea politica de Il Tempo e de Il Giornale, si dovrebbe considerare il secondo, che è finanziato dalla Banca Bibloteca Gino Bianco

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