meglio, come burlescamente è stato detto, « Esposizione della difficile navigazione», solo qualche visitatore disperso; tanto più che, logicamente, i padiglioni alla sera restavano chiusi, mentre era proprio alla sera che lungo i viali della Mostra si riversava la folla. Il che dovrebbe convincer tutti come non sia affatto vero che la Mostra si giovi dei suoi impianti spettacolari e ancor meno che questi impianti vivano della Mostra. Vero è, piuttosto, che almeno entro certi limiti, quel muro imbiancato che cinge insieme padiglioni di esposizione ed impianti spettacolari e sportivi, costringe questi ultimi a vivere l'effimera vita estiva della Mostra, mentre con diversa sistemazione essi potrebbero costituire 1n qualsiasi stagione un centro di notevole richiamo per cittadini e turisti. A chi ben guarda, perciò, il problema attuale della Mostra d'Oltremare appare, in fondo, quello del suo ridimensionamento. Del gran parlare che oggi si fa circa la futura destinazione della Mostra e del se essa debba rimaner tale o piuttosto tr~mutarsi in Fiera, ci sembra non metta gran conto far cenno. Mostra o Fiera, quel che importa è che si tenda verso la specializzazione, convinti come siamo che le due grandi Fiere nazionali siano e debbano rimanere quelle di Milano per il Nord e di Bari per il Sud. Si abbatta il muro di cinta, si riduca l'Ente Mostra entro i suoi più naturali confini. Abbandoni esso i padiglioni superflui e dispersi, abbandoni esedre e viali, teatri ed arene, congressi e cinematografi, piscine e ristoranti, parchi faunistici e di divertimento. Conservi per sè i padiglioni che si trovano a sinistra dell'attuale ingresso o quel che ritenga opportuno mantenere, e qui si dia ad organizzare con serietà mostre o, se proprio si preferisce, fiere che abbiano un tema ed un oggetto preciso e limitato. Si ponga termine all'attuale dannosa situazione di proprietà indivisa e ciascun condomino si prenda il suo, nei limiti della propria quota. Allo Stato quel che è dello Stato, al · Comune, alla Provincia, agli altri enti pubblici e privati quello che a ciascuno di loro spetta. Quando l'attuale caotica situazione si sarà chiarita e ciascuno sarà divenuto padrone in casa propria, faccia pure ognuno del suo quel che gli pare. Padiglioni ed impianti potranno essere venduti o dati in concessione; il Co1nune potrà allogarvi scuole e biblioteche, ditte industriali potranno · aprirvi locali di ve11dita o di esposizione, banche potranno installarvi le loro agenzie, la chiesa, oggi malinconicamente chiusa, potrà aprirsi al culto qua:- tidiano, il teatro potrà funzionare con maggiore regolarità e così anche la piscina, i ristoranti ed il resto. Quando quel bianco muro di cinta sarà crollato sotto i colpi dei piccone, quando in ogni tempo dell'anno ed in ogni ora del giorno, senza pagare inutili pedaggi, i quali palesemente non rendono quanto si sborsa per esigerli, sarà possibile accedere alle strade asfaltate e larghe, che ben si prestano al traffico automobilistico, ai viali ed ai giardini, che allieteranno la giornata ai bambini facilitandola alle mamme, allora sarà infinitamente più facile e più redditizio gestire teatri ed arene, piscine, ristoBibloteca Gino Bianco
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