• Non è esatto che in Italia, specie in quella meridionale, i genitori cer-- chino, appena pnssibile, di evadere l'obbligo scolastico trattenendo i figli a casa per impiegarli in non si sa quali lavori, nè è immaginabile che in un paese dove ad uno degli ultimi concorsi per maestri elementari si sono presentati 99.854 candidati per 7371 posti, ci sia chi rifiuta di mettere a profitto il successo ottenuto a costù di tanti sacrifici, di lunghe angosciose attese. La verità è che oggi ancora, a dieci anni dalla fine della guerra, mancano in Italia, per esplicita dichiarazione del Ministro della Pubblica Istruzione, 72.000 aule, per la maggior parte di scuole elementari e materne. Sino a ieri, la nostra legislazione addossava ai comuni l'intera spesa dell'edilizia scolastica, ciò che spiega in parte la grave mancanza di scuole nelle regioni più arretrate. Finita la guerra, non pochi tra i comuni che avevano adempiuto il proprio dovere si trovarono con le scuole o distrutte dai bombardamenti o occupate dai senza tetto, se rimaste in piedi; in tali condizioni, un più vivo senso delle proprie responsabilità avrebbe dovuto consigliare al Ministero dei Lavori Pubblici di formulare (non solo sulla carta) un piano di edilizia popolare, in maniera da dare al più presto una casa a chi l'avesse perduta, e spingere il Ministero della Pubblica Istruzione ad adibire a scuola tutti gli edifici deila ex-GIL, senza lasciar tempo ai partiti di sinistra di trasformarne alcuni in loro sedi, senza regalare gli altri alla Pontificia Commissione di Assistenza. Con la sua legge n. 589 del 3 agosto 1949, per l'Assistenza Pubblica, il Ministro Tupini pensò di porre riparo ad un così disperato stato di cose ma, . come spesso accade in Italia, terra fertile quant'altra mai di buone intenzioni e povera di risultati, la legge, encomiabile nelle finalità, era nel funzionamento inceppata da troppe complicazioni burocratiche per raggiungere, con la rapidità voluta, lo scopo che si prefiggeva; inoltre i fondi assegnati erano del tutto insufficienti : infr>tti la legge prevedeva un contributo trentacinquennale di un miliardo l'anno, portato poi a due, da ripartirsi su nove voci principali, Q"a le quali, insieme alle scuole, figuravano gli ospedali, gli acquedotti, i cimiteri, gli impianti portuali ed elettrici, ecc. Quanto alle scuole, i comuni dovevano continuare ad offrire il terreno, a pagare la progettazione e la costruzione; dal canto suo, lo Stato avrebbe versato il 5 o il 4 % ( a seconda che i comuni appartenessero all'Italia meridionale o ad altre regioni) sulla aliquota del 6,72% richiesta dalla Cassa Depositi e Prestiti per ammortamenti ed interessi della somma mutuata per i lavori. Tutto qui. S'intende che a godere degli interve11.tistatali furono essenzialmente i comuni del Nord, meglio preparati e più solleciti; nel Sud i bambini seguitarono a folleggiare liberi al sole, crescendo sotto il segno dell'analfabetismo. Fu allora che quanti ravvisavano nell'analfabetismo una delle ragioni della permanente arretratezza delle provincie meridionali, si rivolsero alla Cassa per il Mezzogiorno, chiedendole di assumere a suo carico la costruzione • Bibloteca Gino Bianco
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