veg·no, alcune cifre ed alcuni particolari relativi alla struttura artigiana del Meridione che vanno meditati con particolare interesse. Le aziende operano nel Mezzogiorno continentale, e cioè in Campania, Calabria, Puglie e Lucania, ~ono all'incirca 112.000: nella sola provincia di Napoli se ne contano più di 20.000, a Bari 15.000 e 8-9 mila in media nelle altre provincie, eccezion fatta per Potenza e Matera, che registrano i limiti più bassi con 3000 e 4000 unità. Queste cifre, insieme alla considerazione che per ogni 100 addetti all'industria vi sono al Nord 22 artigiani, me11tre nel Sud tale rapporto sale a 43 su 100, dànno la sensazione della importanza che l'artigianato riveste nell'economia delle nostre regioni. Dal punto di vista qualitativo si riscontrano, poi, tre grandi categorie. Vi è, innanzi tutto, la vasta gamma dei mestieri, le cui produzioni, simili a quelle che l'industria allestisce con lavorazioni di serie, sono destinate, in genere, al soddisfacimento dei bisogni del mercato interno. Questa categoria, che provvede, anche, ad eseguire riattazioni ed accomodi, comprende falegnami, fabbri, meccanici, carrozzieri, calzolai, sarti, fotografi, tipografi, pittori, conciatori e tintori di pelle, vetrai, marmisti, mobilieri, e così via. La seconda categoria è costituita dall'artigianato di servizio, e non deve stu- • pire il fatto che essa raccolga unità che non hanno per fine la produzio11e di beni, in quanto lo stesso concetto che ci porta a classificare nelle industrie una azienda ferroviaria od un albergo, ci spinge ad inquadrare nell'artigianato anche il padrone di un taxi od il barbiere. Sono considerati, così, artigiani i barbieri, i parrucchieri, i tassisti, i camionisti, i barrocciai, i lustrini, i battellieri ed altri individui dediti ad occupazioni analoghe. Vi. è, infine, l'artigianato artistico, la cui produzione è destinata anche all'esportazione. Esso con1prende i produttori di ceramiche, di tessuti a mano, di cammei, di coralli, gli intagliatori, gli ebanisti, gli intarsiatori, i guantai, gli orefici ed i creatori di modelli. Naturalmente, le esigenze creditizie delle tre categorie differiscono notevolmente fra loro. L'artigianato di produzione abbisogna di finanziamenti, tanto per gli impianti, quanto per la formazione delle scorte ed il normale esercizio. Quello di servizio necessita, prevalentemente, di crediti per l'acquisto delle attrezzature, mentre quello artistico, per il quale lo strumento produttivo è limitato o quasi, ha bisogno, più che del credito d'impianto, di quello di esercizio. La posizione delle singole categorie differisce anche nei confronti degli Istituti bancari. Mentre le prime due, infatti, per il possesso di beni reali costituiti, sempre dalle attrezzature, ed in qualche caso anche da immobili, possono offrire adeguate garanzie, l'artigianato artistico non è assolutamente in grado di farlo; e, perciò, le banche trovano più agevole operare con i primi che non con gli altri. Orbene, se alla considerazione che le attività artistiche sono accentrate a preferenza nel Sud, si aggiunge quella che al Nord, anche le imprese artiBibloteca Gino Bianco
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