' GIORNALE A PIU VOCI La stretta di Palermo Il Mezzogiorno è disseminato di amministrazionj con maggioranze di estrema destra o costituite da democristiani alleati con l'estrema destra; il tipo di maggioranza cui l'on. Togni vorrebbe vedere affidate le fortune di tutta Italia funziona dunque, fin dal 1951-52, in numerosi Consigli comunali e provinciali che siedono nei capoluoghi del Mezzogiorno; il caso più vistoso è però rappresentato dalla Regione siciliana. Per avere un'idea delle conseguenze che derivano da situazioni in cui non c ,è altra soluzione di aritmetica parlamentare che includere nella maggio-- ranza l'estrema destra, ci si può appunto rifare ai casi di Sicilia; e, in particolare, alle vicende della legge di riforma agraria votata nel 1950 dall'Assemblea precedente quella attuale, che è stata eletta nel 1951. Quando fu varata la legge di riforma agraria, si parlò di 150.000 ettari da espropriare ed assegnare. Ma la legge era formulata in modo da consentire u11 alto margine di litigiosità: questo margine è stato subito largamente fruttato dagli agrari, cd autorevoli esponenti democristiani (ad esempio, il sindaco di Palermo) hanno prestato la loro opera di esperti legali per promuovere sospensive, ricorsi, impugnative, donazioni fittizie, ecc., ecc. Lo spostamento dell'equilibrio politico in seguito alle elezioni regionali del 1951 determinava, inoltre, fra gli agrari - già separatisti nel 1945 e nazionalfascisti nel 1951 - uno stato d'animo di tranquilla fiducia nel sicuro insabbiamento della riforma. Infatti, in base alla legge votata nel 1950, a tutto il luglio del 1954 erano stati espropriati soltanto 24.000 ettari, dei quali solo 19.000 erano stati distribuiti. I comunisti hanno avuto buo11 gioco, a questo punto, nel denunciare la volontà del Governo regionale d'insabbiare la riforma, il controllo degli agrari sulla maggioranza, l'involuzione clerico-fascista della Democrazia Cristiana; ed hanno avuto buon gioco, in quest'anno di vigilia delle nuove elezioni regionali, a promuovere un nuovo tipo di agitazione: l'occupazione simbolica delle terre. Queste occupazioni simboliche - ben diverse da quelle degli anni in cui nelle terre occupate si insediavano cooperative improvvisate - consistono nella organizzazione di cortei contadini che si recano su un deter- [.37] Bibloteca Gino Bianco
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