Nord e Sud - anno I - n. 1 - dicembre 1954

in quanto letterato, un engagé - sottolineando crudamente l'acquistata coscienza (e realtà) dell'autonomia dell>arte come frutto dell'estrema ipocrisia e degenerazione borghese. E' un tratto che illumina, senza lasciar margini d'ombra, ,l'esperienza letteraria di quei narratori di sinistra che· hanno guardato al mondo meridiona1 le: è ill caso di un Alvaro e di un Vittorini, di Repaci e di Levi, di Jovine - dove il documento realistico pretende sempre ad una « verità >>poetica prima che a fedeltà fotografica, e l'esodo d'un Alvaro o di un Vittorini si spiega con la raggiunta consapevolezza dell'incoercibilità del sentire ed esprimere; mentre in Jovine (fin ne Le terre del LSacramen,to) le pagine che più vi prendono non svolgono tesi nè descrivono tipi sociologici ma son piene di una rara capacità di narrazione corale in cui pare si spenga, immergendosi tutta, [a sua: naturale e poetica ma!linconia. Quel che sospinge il letterato verso il mondo contadino del Mezzogiorno non è l'interesse pratico di far ,da ir1terprete e mediatore d'una realtà altrimenti inaccessibi:le: letterato anche lui, anche se intelilettuale- « organico>>, il torinese Sapegino (18 ) vi trova « tutto un mondo nuovo, primitivo ed arcaico, remoto e quasi si direbbe esotico>>,e risente il fremito romantico per un Oriente antichissimo e immobille, misteriosamente carico di segreta saggezza e greve di strano irresistibile fascino (19 ). Assai diverso è il problema degli storici ,di sinistra nel loro atteggiamento rispetto al mondo meridionale: c'è nei meridionali tra di essi ~- . _pensosoprattutto a Gabrielle Pepe e ai saggi da lui raccolti nel recente: Pane e Terra 11,el~ud (1954)- una tendenziale sopravvalt1tazione delle ( 18 ) Cfr. Società, VII, 1951, p. 742. Ma cfr. anche N. GALLOsempre in Societàr VIII, 1952, p. 91: « Dal fondo del Mezzogiorno, da una società ancora arretrata,,. ma insieme primitiva e ribelle, che se non ha goduto del frutto o dei vantag~i de/.,.. l'affermarsi storico della borghesia, non ha nemmeno risentito dei suoi limiti e delle sue involute manifestazio'!Ji, può scaturire con più forza e più generosità senza, le riserve e i risparmi di chi vuol difendere ancora qualcosa (la civiltà e la tradizione dive·ntano talora pregiudt 0zio, o magari il gusto del proprio ricontemplarsi),. un senti.mento nuovo e aperto dell'uomo » (i corsivi sono miei). Ma cos'ha a che vedere il primitivismo romantico-barbarico con il marxismo? ( 19) Del carattere tutto letter~rio e tardo-romantico di questa narrativa meridionale si sono accorti (quando non si tratt~va di « compagni >> !) anche i critici comunisti, che rinviano per un confronto perentorio a Verga e al ver:smo. V. per-- ciò (su Scotellaro) SALINAR·Isu Il Contemporaneo cit.; cfr. però M. ALICATAsut numero successivo dello stesso settimanale. Bibloteca Gino Bianco

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