Nord e Sud - anno I - n. 1 - dicembre 1954

• • attivo, essi potevano veramente rappresentare la linea mediana, o meglio il centro dinamico catalizzatore; ma gli incerti, gli indecisi, i conformisti, i legati soprattutto al loro particulare, dovevano in ogni caso sfuggire alla presa di questa corrente così ardita e innovatrice. Al più, in un certo bilancio di forze e senza la tensione della guerra fredda, essa avrebbe potuto significare la spinta decisiva in funzione d'ala avanzata delle forze di governo: ed è quello che, con tanto minore mordente quanto più essa s'era assottigliata e quanto più pesante s'era fatta la situazione interna ed internazionale, i ·suoi migliori esponenti hanno cercato di fare, da altra posizione, nè proprio senza successo; ma non è da presun1ere che essa potesse nel dopoguerra e nel postfascismo conservare ed accrescere il peso e la torza avuti in guerra. Non aveva strutture organizzative salde e popolari, non miti e bandiere .tradizionali, non interessi precisi da difendere e sostenere. Essa non poteva certo battere la concorrenza socialcornunista nel campo degli operai; quello contadino poteva essere restio ad accogliere una posizione così matura; gli stessi ceti medi lavoratori dovevano dimostrare la loro irresolutezza e divisione, e il loro pavido amore per le organizzazioni costituite. Riguardo appunto ai ceti medi, fra le tante inesattezze di Lussu, c'è pure una prognosi pur.troppo indovinatissima: in questi ceti - egli scrive - « non saranno molti quelli che comprenderanno che nei 10 punti non ci sta la rivoluzione, ma che nella loro realizzazione sta la sola speranz1 di salva,re durevolmente la media borghesia. E' presumibile che solo una minoranza, la più intelligente, sarebbe facilmente portata a convincersene, per cui non è arbitrario ritenere che i piu ( 1s) Lettera cit. a La Malfa, pag. 74. farebbero già un gran passo democratico riversandosi nel partito liberale » (1s). Naturalmente la prima esperienza dell'inerzia che frustra, appena passata la bufera, ogni soffio innovatore, viene fatta al Sud, nè forse solo perchè quelle sono le prime terre liberate. All'acuto sguardo di Omodeo già nel maggio del '44 si profila ii futuro « qualunquismo » : « Le forze reazionarie sono piuttosto vive, ed estese in vari strati sociali; in pratica sono ancora ques.te che governano, appoggiandosi all'atteggiamento favorevole degli Alleati, che, anche da pa,rte americana, n1anifestano un netto conservatorisn10 ... Per intendere la nostra partecipazione al Governo di Badoglio bisogna tener conto dell'atonia e della stanchezza delle masse, che si contentano di veder comunque risolti i problemi contingenti (primo tra tutti quello dd vitto, che è in réaltà assai grave per il popolo minuto e per gli stipen,diati) ... Piuttosto quindi che ritirarsi, venendo così ad essere semplicemente esclusi dalla vita pubblica, si è preferito collaborare» (16 ). Ma elementi che a posteriori riescono molto illuminanti sulla futura situazione del Paese vengono presto raccolti anche al Centro e al Nord. Sono notevoli, per la copia di tali elementi, alcune disamine del Ragghianti, le quali risalgono al periodo dal novembre '43 alla primavera del '44. Già allora egli forniva una lucida diagnosi del panorama politico nazionale, come si sarebbe configurato negli anni avvenire: all'estrema destra, i « tenaci residui di 20 anni di fascismo, di interessi cristallizzati e di diseducazione politica »; in posizione politicamente poco definibile, i cattolici ( « la grande forza ( 16 ) Rosselli del Turco a Ragghianti (ma « notizie e giudizi provenivano dall'ambiente di Adolfo Amodeo », com'è detto in nota), pp. 175-77. [127] • Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==