Nord e Sud - anno I - n. 1 - dicembre 1954

lavoratore, s.ià chiamato ad essere il protagonista di una rivoluzione in atto e di una civiltà futura, Lussu si era adoperato fin dall'agosto del '43 con ogni sforzo per indurre il Partito ad una revis:one ideologica, in senso appunto socialistico-· rivoluzionario. Solo mediante l'agitazione delle masse - egli riteneva - possono realizzarsi, a più o meno lunga scadenza, le condizioni di una civiltà nuova, e tale agitazione non poteva essere compiuta se non sotto la bandiera di un ideale socialista, sia pure generico ed imprecisato. Viceversa, i IO punti con cui La Malfa gli risponde sono espre~ sioni di uno spirito riformis.tico, progettistico e governativo (13). Essi - continua Lussu - sai"ebbero accettabili appunto come programma di governo: un programma 1quale potrebbe essere proclamato da una coalizione popolare arrivata al potere mediante e]ezioni libere e pacifiche; non come programma di un pa16tito nuovo che deve guadagnarsi le masse. I Io punti rivelano dunque una concezione audace, ma borghese: borghese per il fatto stesso di non essere classistica. Lussu credeva ormai- accettata la sua definizione dell'azionismo come movimento di operai, contadini, artigiani, tecnici e intellettuali. I punti di La Malfa rimettevano tutto in discussione, facevano implicitamente del P. d' A. un movimento di tutti indifferenziatamente, operai e borghesi: « esclusi solo i grandi capitalisti ». Nel partito - concludeva Lussu esistono due correnti, una socialista ed ( 13) E Rossi Dori.a di rimando: « Un partito come il nostro non ha fatto voto di castità e al governo ci vuole andare e ci deve andare quando le condizioni politiche che esso pone sono soddisfatte e mature » (pag. 89). • una borghese : esse non possono essere ridotte ad unità, perchè i movimenti socialisti devono necessariamente formare unità distinte. Il primo Congresso libero del Partito dirà se e come le due correnti potranno agire in comune; o dovranno organizzarsi ed operare separatamente. « Il primo Congresso libero» fu, come è noto, quello meridionale di Cosenza; vi prevalse la corrente che diremo col Pischel (14) « non semplicemente di sinistra, ma addirittura socialis.to~de ». Il prestigio del Partito non s'accrebbe di certo: « I due partiti di sinistra accolsero la dichiarazione più con ironico scetticismo' che con cordh1lità >>, « gli altri partiti videro compromessa quella funzione mediatrice e -d'equilibrio che riconoscevano come il più utile contributo dato dal P. •d' A. alla vita politica italiana ». Ma, quel che è peggio, la dissoluzione del Partito era orm.ai segnata; al primo Congresso nazionale venne ,,la scissione. La « sinistra >> ebbe libero il campo per sbandierare il suo « socialismo generico e imprecisato »; le masse s.i guardarono bene dal raccogliersi so:to quell'insegna. Quel che rimase del Partito vivacchiò come una delle molte correnti socialiste, accennò a volersi fondere con la socialdemocrazia, poi entrò nel P.S.I.: al quale, dopo qualche sussulto della antica vitalità autonoma, s'è pienamente conformato. Sarebbe onesto riconoscere che certi azionisti liberali, continuando per la loro via, qualcosa di più e di meglio sono pur riusciti ad operare, anche se in misura inadeguata alle grandi speranze di un tempo. Ma a guardar le cose a posteriori, e da una certa distanza, ci pare che essi stessi parti·ssero da una valutazione troppo ottimistica della realtà italiana. Nella situazione di emergenza, nel pur sempre ristretto schieramento dell'antifascismo ( 14) Citato in nota a pag. 194. Bibloteca Gino Bianco [126]

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