toso e confusionario la lista dei componenti del nuovo ministero, uno di coloro che l'avevano maneggiata dettò, in nostra presenza, il comunicato per la stampa, dandogli per titolo: " Il primo ministero democratico italiano s'è formato'': al che il buon Rodinò non seppe più tenersi e proruppe: '' Ma questa e una sgarberia verso di noi! Che cosa avevamo fatto, dunque, noi a Napoli? Un ministero aristocratico? " ... >> (34). Ma era, d'altronde, nella realtà stessa delle cose che quel periodo ora si allonta1 nasse: i treni cominciavano a ricucire faticosamente, chilometro a cl1i:lon1etro,i brani della penisola, e il piccolo Stato raccolto intorno a Napoli si slargava, riempiva i suoi interi confini: « Tutta Italia correva, da un capo all'altro, nei carri bestiame e nelle camionette in una continua circolazione, che era per ciascuno una scoperta, un'avventura, una rivelazione. Viaggiavano persone che non si erano mai mosse durante la vita intera: un paese tutto nuovo, un'Italia diversa si apriva davanti a nuovi occhi. Chi fuggiva dalle rovine della vecchia casa, chi andava in giro cercando parenti e amici p~rduti, chi tornava dopo essere stato trascinato qua e là da avvenimenti imprevedibili, chi andava e veniva senza un vero bisogno, spinto da una smania di movimento, da una esuberanza di vitalità, da vaghe speranze di lavoro e di guadagno ... Il corpo dell'Italia, pestato dalle bombe e dagli eserciti, dissanguato dalla guerra, tor~ava a respira.re; un sangue nuovo e imprevedibile circolava, in milioni di corpuscoli che trascinavano dappertutto, nei modi più loschi e illeciti, un ossigeno necessario. Non si era mai viaggiato tanto, quando tutto era in pace e in ordine, le rotaie intatte, i treni correvano portando la gente alle villeggiature e alle adunate, e soprattutto, strano miracolo che per tanto tempo aveva riempito milioni di cuore di un dolce senso di gloria, consolandoli dei peggiori mali, arrivavano in orario ... >> ( 35). In ritardo rispetto a questi frammenti di cronache redatte gior1 no per giorno i11 quei mesi dal settembre '43 al giugno '44, e una volta mutata la funzione della città nell'Italia interamente libera, inizia i[ tempo della letteratura su Napoli. Afilo sbiadirsi dei ricordi comincia a sopperire la deformazione, l'ampliamento, ~a mitizzazione dei ricordi medesimi, si adattino essi sulla base di una poetica tradizionale, od ostentino una innovazior1cdei temi e dei sentimenti. Mirando a coglliere la verità quanto (34) CROCE, cit., p. 144. (35) CARLO LEVI: L'Orologio. Torino, Einaudi, 1950, p. 285. [121] Bibloteca Gino Bianco
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