uomini politici tornati dall'esilio o dal confino, discepoli vecchi e giovani, scrittori e studiosi rifugiatisi a Napoli da1lnord, intellettuali che avevano da poco smesso il grigioverde, giornalisti stranieri che si rivolgevano, per avere un barlume in tanto caos, a colui ch'essi ritenevano il critico più obiettivo ed autorevole: se le macerie di Napoli furono un « refugium peccatorum >> per gli italiani sbandati dalla disfatta e una sorta di paese di bengodi per gli stranieri stupiti, la dimora ,di Don Benedett~, a Sorrento prima e poi a Napoli, fu il luogo di ritrovo per una classe ben determinata di uomini che i[ ventennio aveva tentato di soffocare e disperdere. ~1a anche coloro che la Liberazione aveva sorpreso a sud .di Napoli, a Bari, a Brindisi e giù giù fi,no a:l;lapunta dello stivale, e che di lì avevano assistito più da vicino ai primi caotici tentativi dei governi badogliani, guardavano verso Napoli come alla effettiva capita!le del piccolo « Regno del Sud ». Agostino degli Espinosa, un giovane scrittore recentemente suicidatosi a Roma, cui si deve forse la più viva immagine del vecchio Croce, da lui ritratto mentre, nel gennaio del '44, pronunciava un tiiscorso al teatro Piccinni di Bari (« ... avanzò u11po' curvo, con il cappotto, chè in teatro faceva freddo, e si avvicinò al microfono; poi, pacatamente estrasse dalla tasca i fogli del suo discorso, si mise gli occhiali e prese a leggere, 1na leggendo sembrava che ripensasse, e chi lo ascoltava sentiva la immensa solennità ddlla ragione umana intenta al suo lavoro. Al fianco del vecchio dimesso, rivestito del suo cappotto anonomio, a1)pariva la figura di un altro uomo che osava parlare all!lefo!lle, alto sopra i suoi simili, con la voce che sollecitava istinti ignoti e rendeva smemorati di sè... Eppure il vecchio dimesso era più grande dell'invisibile compagno... >> ( 32 ), lasciava di quella Napoli un quadro evidente, colorito, svincolato datle pur facili tentazioni dell'oleografia, pienamente attendibile dopo le interessanti esagerazioni scandalistiche della letteratura posteriore : « Napoli . . . era l'immenso corpo devastato di una grande città. Tutta l'attrezzatura di servizi pubblici, di commerci regolari, di mestieri onorevoli, era consunta e la popolazione che da essa un tempo veniva funzior1almente ordinata si era dissolta in una densa moltitudine intenta con duttile tenacia a conservarsi in vita. I soldati e le organizzazioni della 5a Armata schiacciavano la città come pesanti oggetti d'acciaio, molli carni di cadaveri. Essa (32 ) AGOSTINO DEGLI EsPINOSA: Il Regno del Sud (8 settembre 1943 - 4 giugno 1944). Roma, Migliaresi editore, 1946, p. 262. Bibloteca Gino Bianco
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