partecipe anche il Malaparte di Kaputt), un breve diario di Mario Soildati (9) fornisce forse l'espressione più viva e commossa. E' un fortunoso viaggio da Roma a Napoli, da sabato 4 settembre a domenica 3. ottobre 1943. Napoli è soltanto la tappa finale dell'itinerario, e di essa quasi non si parla, arrestandosi la cronaca alla vigilia dell'ingresso nella città. Solo in _una breve lirica (otto versi insignificanti) in appendice al libro (' 0 ), Napoli appare, intravista. Ma c'è molta umana e minuta verità in questa fuga di guerra attraverso i piccoli e piccolissimi centri contadini degli Abruzzi, del Molise, dell'Irpiinia, i cui nomi « hanno uno strano incanto)>, fino a quel mitico paesino dell'Avellinese, TorelHadei Lombardi, dove l'autore va a raggiungere [a madre, in casa di llll1 maggiorente -del luogo, suo amico. E quanti spunti di analisi della plebe meridionale, seri e validi, specie se paragonati all'oleografia malap~rtiana ed allla falsa· agiografia tradizionale d~i soliti letterati-turisti, si trovano· 1nellepagine di _aue- ~to « polentone>>, il quale pure, quando deve parlate di una cosa bella, nol)ile, serena, non può esimersi da[l'osservare, istintivamente: « non sembra Italia meridionale! >> (II). Ma il desiderio di comprendere, influenzato e talvolta falsato dall'orgasmo dell'ora, è qui predominante: il contatto col popolo minuto de'l Mezzogiorno risveglia una folla di questioni, da necessità di interpretare e magari tdi catalogare una razza di uomini ed _i :loro atti. Ed assistendo, in quel di Taurasi (Avellino), ad una sorta di festa popolare in onore di Sant'Espedito, il narratore-fuggiasco sermoneggia: « E' religione questa? E' soltanto superstizione? Misteri d'Italia! Direi che è più di una supestizione e meno di una religione . . . Comunque, è possibile insegnare il socialismo a questi uomini? Essi non sono ancora cristiani . . . Il cristiano è un ·uomo che da secoli, attraverso le generazioni, è stato educato a distinguere, in ogni occasione, tra il bene e il male: e a porre, in questa distinzione, la propria dignità. Agli italiani dell'Italia meridionale manca proprio questa educazione e questa dignità; perchè essi adorano l'astuzia, e il peggior giudizio che diano di un loro simile non è già quello di malvagio, bensì. quello di "fesso". Certo, c'è anche il rovescio della medaglia : la loro natura ha un incanto, una spontaneità, una virtù poetica di cui gli altri popoli sono privi. Chi non invidierebbe, per un mo.mento, questi ragazzi inginocchiati davanti a Sant'Espedito? Ma dimenticare· di (9) Fuga in Italia. Milano, Longanesi, 1947. ( 10 ) « Napoli 1944 », p. 123. (u) Ibidem, p. 49. Bibloteca Gino Bianco [108]
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