Nord e Sud - anno I - n. 1 - dicembre 1954

erano vecchie immense, grasse, gonfie, dal ventre enorme, dalla testa di uccello piccolissima e rinsecchita . . . Erano bambini sciancati dai volti scimmieschi . . . A un tratto, in mezzo a loro, io vidi il Dio . . . Ed io pensai, mentre il gelo mi penetrava nelle ossa, che quell'orrendo mostro, quel Dio segreto di Napoli, fosse una donna o un uomo con la testa animalesca, o di vitello o di capra, o di cane, ma piuttosto di vitello, a giudicare dalla mole; o che avesse due teste, il che mi parve più vero, a giudicare dagli strani movimenti cl1e apparivano sotto la coperta gialla . . . Il Dio mi veniva incontro in mezzo alla sua corte di nani, facendo dondolare sotto la coperta gialla le sue mostruose teste. Svegliato dal mio orrore dai gridi gutturali dei nani, che ormai 1n'erano vicini ... >> (4). Cosa c'è, sotto questa allucìnazione, questa vendicativa scommessa di « épater le bourgeois », questi istrionici sogghigni per estorcere la compassione? Molta letteratura, certo. Dal « ventre di Napoli» della Serao ad un 'antica e mal digerita colllezione di quelle « descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie » contro cui la Serao medesima appuntava i suoi strali. Ma alla scrittrice (la quale scriveva ~ s'intende - in ben altra epoca) faceva velo l'affetto, nel pa11lare di Napoli e del suo ven- · tre sterile per miseria e brulicante di corruzione; e la sua sottile vena di retorica era plausibile, insita nel soggetto stesso e nel['intento con cui ella lo trattava: non arido documento, ma perorazione, commossa e verbosa, in favore di « questo benedetto e infelice paese », di « questo popolo che ama ila musica e la fa, che canta così amorosamente e così malinconica1nente, tanto che le sue canzoni dà1 nno uno struggimento al core e sono la più invincibile nostalgia per colui che è lontano » (5 ). In Malaparte, al contrario, tutto è giustapposto, stride~te; egli si pone volontariamente al di là ddl gusto, prende di co~tropiede il pericolo della retorica più corrente, e la imbroglia e confonde per offrirla come inedita, sua. « Il mare, il tiepido e delicato mare napoletano, il libero e azzurro mare di Napoli, tutto arricciato di piccole onde, che si rincorrevano con dolce strepito sotto la carezza del vento, odoroso di sale e di rosmarino» (6), « il sereno, quel bellissimo e crudelissimo sereno ,del cieio di Napoli » e « quel colore (4) Ibidem, p. 664 segg. ( 5) MATILDE SERAO: Il ventre di Napol.i. Napoli, Francesco Perrella editore, 19o6, pagina 13. ( 6 ) MALAPARTE: Kaputt, cit., p. 663. Bibloteca Gino Bianco

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