quindi, a fondo questo dislivello, cerchiamo i punti di frizione, suggeriamo i modi più opportuni e attuabili delle soluzioni. E poichè c'è un problema di tenore di vita civile, di mercati, di strutture agrarie, di livello d'educazione, costruiamo ospedali, riformiamo la nostra economia e le strutture agrarie, costruiamo scuole, rivediamo il nostro sistema scolastico, cominciamo a scriver veramente una seria 'geografia' del nostro Mezzogiorno, e non dimentichiamo finalmente che questo nostro paese è, bene o male, in Europa. Ebbtne, no: troppo semplice, giudica B. Ciccardini. Il problema nazionale è addirittura il rapporto tra le aree depresse del mondo intero e le aree sviluppate di questo stesso 1nondo; è problema di 'fondazione dell'uomo comune', di 'ricomposizione dell'umanità di fronte ai problemi incontrovertibili della comunità ', di ' primarie prese di coscienza '! Questo era l'ultimo modo che ancora restava in Italia per imbrogliar definitivamente le carte e continuare a non far niente. Questo è un atteggiamento profondamente reazionario, che trascura il piccolo j atto che alla libertà si educa col dare ai cittadini l'uso della libertà e non lo studio del catechismo della ' società civile '; che il senso dello Stato è una conquista che i 'cafoni' del Sud devono far in piena indipendenza, senza angeli custodi, una volta messi in questo Stato che poteva sembrare loro finoggi essere niente altro che lo Stato-carabiniere o l'ufficio di leva. B. Ciccardini parla di problemi da affrontare con leghe, unioni, comitati: ma delle due l'una: o questa è un'esigenza veramente sentita, ed allora egli deve convenire che è su qitesti problemi che si deve articolare la lotta poli- _ tica in Italia e che tutto questo deve avvenire all'interno dello Stato e non fuori di esso, in mitiche comunità, che in fondo non signi_ricano altro che la juga fuori delle case àegli uomini. Oppure questa è una concessione apparente, ed egli è veramente convinto. che il problema è di costruzione della società civile mercè le primarie prese di coscienza in unq, intera comunità. In tate caso non ci resta che ripetere che l'aria delle cime è una cattiva fonte di ispirazione: poichè queste non sono che costruzioni intellettualistiche, le quali coprono un'effettiva incapacità a puntualizzare e a risolversi, e che al lavoro concreto sostituiscono l'ansia dell'infinito e l'ambizione di abbracciar tutto. Ora se è vero che la r:.epubblica di Platone deve imprimere il suo sigillo alla feccia di Romolo perchè questa non può esistere senza un tal sigillo; è altresì vero che la repubblica di Platone non può essere altro che immaginata nei libri - come dicevano i nostri politici del '500 - senza la feccia di Romolo. Questo gli amici di T. G. non dovrebbero mai dimenticare: tanto più che la loro repubblica di Platone rischia di assomigliare un po' troppo allo stato dei gesuiti del Paraguay. Postilla. Gli amici di T. G. potrebbero almeno farei la grazia di non scrivere « adolescenziale » e « spontaneisticamente )) ? [98] Bibloteca Gino Bianco
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