Noi Giovani - n. 2 - febbraio 1917

Anno I • Num. 2 PERIODICO MENSILE Febbraio 1917 (C. c. postale) Cent. 15 Noi Giovani • Non si volge chi a stella è fiso 1 • Purezza, Forza, Amore 1 SOMMAR/O. - I cu,todi de/l'avvenire - Un'Epigrafe di Ferdinando Martini - I libri e i gio~ani - I ragazzi e i dolci - Canzone (poesia) - Meriggio estivo (poesia) - Michele il minatore ( Novella • traduz. dall'ingle,e), ecc. ecc. I CUSTODI DELL'AVVENIRE i\Ioltc volte si parla di amicizie studentesche. di quelle amicizie di tempo fa, forti e sincere, che univano dei giovani pieni di aUegda e di vita e li incitavano a nobili imprese. Jo ho sempH· sentito una certa nostalgia per queste belle ami– cizie fra studenti : ma, per dir la verità, non ho mai potuto trovarne altro che nei racconti. Forse un tempo ce ne saranno state; ma oggi non çe ne sono più. Oggi non c'è più fra noi quella familiarità; o, se c'<'. è una familiarità fittizia, surcrficiale, che ci lascia in fondo indif– ferenti l'uno all'altro. Passiamo t:na cosl gran parte della ll.l stra vita insieme, Cf•pun:: non ci conosciamo, non siamo amici. Bastano pochi mesi di distacco perchè l'uno non si ricordi più dell'altro. Ci diamc del u tu » appena ci siamo Yeduti una volta. Ma, se le amicizie nascono fra noi con tanta facilità, con altrettanta scompaiono. Ed è colpa nostra. Basterebbe lare un piccolo sforzo di volontà per ritrovarci di nuovo tutti riuniti. E jo dobbiamo lare : dobbiamo scuotere questa nostra prigrizia ed inerzia. In fondo la vera ragione, per la quale le no– ~tre amicizie sono così poco durature, sta nel tatto che esse non sono fondate sulla conoscenza reciproca, nè sulla comunanza di idee e di pen– sieri. Neanche per sogno ! Tutti gli studenti sono amici per pri:alcipio, per abitudine ; ma credo sia L difficile trovarne due veramente intimi, non di quella intimità effimera, per cui si passano in– sieme le giornate, si chiacchiera e ci si diverte ; ma di quella intimità ve, a che non può derivare altro che dall'aver pensato, discusso e vagheg– giata una bella idea insieme. Non è molto facile oggi che degli studenti si mettano a pensare a qualche problema serio : ancor più difficile è che ne parlino e discutano fra lorc Eppure gli studenti sono proprio quelli che dovranno in seguito formar la parte più colta deJla società : che dovranno essere la classe dirigente. Oggi essi sono i soli che uniscano ad una certa coltura intc_llettuale, ancora la baldanza giova– nile e l'entusiasmo ardente. Perchè farci più piccoli di quello che siamo ? Ci ,·orremmo dare delle arie di uomini e crediamo di sembrar tali, quanto più ci abbandoniamo al piacere e alla spensieratezza. Non occupandoci altro che ciel piacere del momento, e affettando ~oncuranza e indifferenza per ogt'"u cosa se a, cre,liamè:, di jmporre maggiormente agli altri, e canzoniamo coloro che osano andare rontro corrente. Certamente sarebbe contro natura volere che i g'ovnni della nostra età, fossero seri e compas– sati come de= ver: 1icco1= uom;n:. Ne verrebbero fuori ali' 'nc'rca degl' sc'mm'ott"n'. E s' sarebbe poi tolto loro quello che hanno d; meglio i gio– ,·:-mi: la spontaneità e l'allegria. Anche l'allegria e il buon umore sono utiJi; anzi necessari. Pur dando libero sfogo all'esube– ranza giovanile, per cui lo studente ha bisogno, necessità, di correre, di gridare, di ridere, si può tuttavia anche pensare. E il nostro buon umore, la nostra allegria, faranno anzi sì che i nostri pensieri saranno più puri e sereni. !.'allegria in sè è buona: sta bene. Ma purchè non divenga poi un vero sistema di vita, un de– siderio continuo di divertirsi, un bisogno di cor– rere dietro al piacere momentaneo, lasciandosi trascinare dalla fantasia. Stiamo pure allegri ; ma al momento opportuno dobbiamo anche saper pensare ed agire. L'ambiente studentesco è con uttore, per ec– cellenza. SI, possiamo dirlo : tutte quelle energie

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