Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

Poesia . zione del mondo di sorprendente, benché circoscritta coerenza, in cui la· presenza premonitrice della morte e della dissoluzione fisica s'instaura come coefficiente negàtivo di tutto. Laforgue odia 1-on solo il titanismo, ma qualsiasi retorica, compresa la retorica dell'eterno femminino, per cui si è potuto parlare di una sua misocinia: la retorica dei grandi voli parolai, la retorica della forza (e della brutalità, che si nasconde spesso dietro q,µella maschera). E la sua arma nel combattere la sua breve guerra contro tutto ciò non fu il sarcasmo amaro (che del• la retorica è un'ennesima reincarnazio• ne)' ma piuttosto una gentile e sÒttile e paradossalmente beffarda grAzia,, che ce lo fa indovinare dietro il dettato di certe poesie quasi nei panni di un mite guitto d'avanspettaco]o pronunciante però parole tremende, o dei s4oj indimenticabi1i pierrots. Jules Laforgue, POESIE COMPLETE testo francese a cura di Sergio Cigada: introduzione di Sergio Solmi, edizioni dell'Ateneo, Roma, due volumi ltre ~.500. . , SAGGI di VITTORIO SALTINI II cineseche inventòSatana Baltrusaitis svela le influenze iconografiche che la tradizione ellenistica e ·le culture orientali (araba, persiana indiana, cinese) ~sercitarono sull'art/ gotica del 1200 e dopo. Come dalla· tradizio~e classica,. e pagana l'~rte ·g~tica non ricavò tanto « 1~ belle f1gure umane » quanto immagini di creatur~. mos~ruose e co11,1posite,così dalla pittura cinese non rt"ì~vò il motivo del rapporto armonie~ fra uomo e natura .:che là nel 1200 veniva elaborato già da sei secoli nelle pitture di paesaggio, ma s'interessò alle· immagini demoniacne e grottesche della pittura d'ispir~zione buddista-popolare. ;·;, !n quella _seconda metà. del l~po in cu1 mercanti e francescam arriv;avano in Cina, l'impero cinese, invas·o· i dai mongoli, era ~over~ato dalla d~h~stia Yuan, e questi dominatori, per qÌQanto cinesizzati, erano più interessat·r\ alla P!ttura di figure (cavalli, divinitiji!,~udd1ste) che non alla raffinata pitttj:r~ di paesaggio dei letterati confuciinlt;. Il collegamento fra civiltà cinese e !Jiivil• tà europea ve·nne proprio dalle· .invasioni mongole di Gengis-khan ~;\dei suoi successori, dirette prima contro la Cina, poi contro i paesi musulm~ni, poi contro l'Occidente. Qui gli invasori parve~o veri demoni e da Tatar (p~rola derivata dal nome d'una tribù viven• te nel nord della Cina) fu costrui~o in 68 Biblioteca Gino Bianco Europa il nome di Tartari. Federico II esclamava nel 1241: « Speriamo che i Tartari, venuti dal Tartaro, siano rigettati nel Tartaro ». Così i cristiani d'allora cercarono immagini infernali anche nella pittu_ra cinese, che intanto esercitava un'influenza più sostanziale sulla pittura persiana e araba (lbn Batutah scrisse che « per quello che riguarda la pittura, n~ssuna nazione, cristiana o altra, può rivaleggiare con i cinesi »), « arricchendola di sfumature tonali, d'atmosfere umide, di forme fluide» e favorendo la nascita delle miniature persiane, dov'è evidente l'influenza cinese nella raffigurazione di rocce e d'alberi. Oli europei invece s'ispirarono a pittori cinesi come Li Lung-mien (10401106) per ricavarne immagini di mostri. I diavoli, che nell'arte romanica avevano ali piumate d'angelo, ora (nel Giotto di Assisi o nel "Trionfo della Morte" del Camposanto di Pisa) acquistarono le .ali membranose di pipistrello, secondo un'iconografia che in Cina risale a parecchi secoli avanti Cristo, ai bronzi rituali dell'epoca Chou. Nelle pitiure della scuola di Li Lung-mien draghi e demoni con ali di pipistrello, con artigli rapaci, con seni di donna, con teste di cane o di scimmia, con un. corno solo, con la proboscide, nodosi demoni arborei o demoni-scheletri partecipanti a danze macabre, ricorrono in immagini di cui Baltrusaitis mostra (nelle illu~trazioni) il puntuale ritorno in pitture europee dal gotico a Bosch e ij Brueghel. E d'ispirazione estremoorientale sono i santi seduti in calici di fiori, i ~.anti con aureole trasparenti, le figure chiuse in sfere di vetro, i paesaggi fantastici con rocce aguzze e st·ratificate, le montagne di forme ani111alesche o umane (sottintese nei cinesi,. ostentate in Occidente, specie in Bosch). ,palle pitture di "Tentazioni di Buddh'~", perseguitato da orde di demoni grotteschi e demoniesse, provengono le quattrocentesche "Tentazioni di Sant' Antonio". I mostri antichi erano mistt1re d'uomini, anima1i e piante. Bosch (nella "Tentazione" del Prado) e poi Brueghel v'aggiunsero brocche, scatole, ceste~ orci, barili, dotati di membra e d'occhi::«le cose fatte dalle mani dell'uomo diventano anch'esse creature vhr~nti ed ,·entrano nel campo nemico, e spiano, inseguono, attaccano gli uomini che le hanno fabbricate. La rivolta è generale». Ma anche queste immaginj d'utensili bestiali nacquero in O'#ente: nella pittura "Yorimitsu assalitq: dai fantasmi" del giapponese Mitsuaki una· ciotola rovesciata arranca SU!;:s_uoi manici vicino a una valigia coi) occhi·~- una bocca per serratura, m~ptre un· coltello accorre su due z~fupe. . ,~,, , ,. '.\ Jurgis' 1 Baltrusaìtis, IL MEDIOEVO i",: FANTASTICO,. Adelpht, lire 10.0()(). '1'! ,., ! 1,, I I' I' ; STORIA di LEO VALIANI Matteotti vistodavivo Giacomo Matteotti fu assassinato il 10 giugno 1924. Una ricerca capillare su tutta la sua attività ha veduto la luce solo ora, con la biografia dedicatagli da Antonio G. Casanova. La figura di Matteotti rimane, naturafmente, quella che conosciamo dalle pensose rievocazioni di Gobetti, Saragat, Arf é e dalla documentazione prodotta da A_lessandro Schiavi e da altri compagni dt fede del martire. Ma il diligente lavoro di Casanova mette in rilievo numerosi particolari poco noti. Figlio di genitori di modestissime ori• gini, che a forza di duro lavoro e di ferrea capacità di risparmiare erano riusciti a mettere insieme una proprietà terriera complessiva di 155 ettari, Giacomo Matteotti era stato preceduto nell'adesione al partito socialista dal fratello maggiore, Matteo, precocemente spentosi poi. Sembrava dapprima che i due fratelli dovessero distinguersi nella carriera degli studi. Matteo debuttò con un notevole saggio sull'as• sicurazione contro la disoccupazione, Giacomo con la critica di alcuni punti del codice penale e degli assurdi del sistema penitenziario italiano. Nel Polesine, che gli aveva dato i natali, la lotta politica e sociale si faceva, peraltro, molto aspra. Nel 1910 Giacomo Matteotti fu eletto, quasi suo malgrado, consigliere provinciale. Da quel mo• mento tutta la sua vita fu consacrata alla milizia socialista e all'organizzazione delle lotte dei lavoratori. Grazie a lui, il partito socialista sormontò ra• pidamente la crisi in cui l'adesione alla guerra libica del deputato riformista Badaloni minacciava di gettarlo. Anche· Matteotti aderiv,a alla corrente riformista ed al congresso di Ancona del 1914 ebbe il suo primo duello oratorio con Mussolini, che capeggiava la corrente rivoluzionaria intransigente, maggioritaria nel partito. Ma quello di Matteotti era un riformismo ·di sinistra. Casanova ricorda, opportu• namente, che Matteotti fu nei mesi della neutralità del 1914-15 fautore dello sciopero generale contro la guerra che la stessa direzione intransigente del partito non osò, invece, proclamare, Già come amministratore provincia- .le e comunale, e dal 1919 come deputato, Matteotti si segnalava per la .sua grande conoscenza, frutto d'infaticabile · dedizione, dei bilanci, delle questioni tributarie e, in generale, di tutti i problemi della gestione pubblica. Su questo terreno fu uno dei critici più te- >>>

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