Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

B I IL GIORNALE D'ITALIA - Martedì 1-l\Jlercoledì 2 Febbraio 1972 • • serv1z1 s eciali 9 ------1 GIORRNOI VEDNETIDLELITMTAOTTEOTTI •------- aco • I 1 • s1va • 1 «Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili, la sola soluzione è la forza» disse il Duce alla Camera il 3 gennaio 1925, assumendosi tutta la responsabilità di quanto era avvenuto e annunciando provvedimenti eccezionali - La coalizione dei tre ex capi del governo, Giolitti, Orlando e Salandra - Il Consiglio dei ministri valuta una successione di Federzoni - La Milizia prenze per una reazione drastica - Il Re nonfir,na per lo scioglin1ento del Pàrlcunenro Stroncata la sedizione delf'A ventino ---------------------:-di Duilio Susmel-; ----------------- La pubblicazione del memoriale di Cesare Rossi, il 28 dicembre del 1924, sembro rigettare il fascismo nella drammatica situazione di crisi che aveva attraversato in giugno, subito dopo il rapimento e l'assassinio di Giacomo Matteotti. Tuttavia Mussolini aveva perfettamente calcolato il suo gioco, aveva la solidarietà del Re che non stimava affatto gli "aventiniani .., ed era deciso ad andare fino in fondo in quel programma di riforma costituzionale che, ormai, si era andato chiaramente delineando. La stampa aventiniana, pero, infuriava come e più di prima. A Ila segnalazione del Popolo d'/calia dell'inconsistenza del memoriale nei riguardi del fatto Matteotti, Albertini replicò sul Corriere della Sera che Rossi non poteva accusare il suo Capo senza accusare se stesso. ma che le notizie sugli episodi precedenti bastavano per configurare il reato di associazione a delinquere. Spettava solo alla magistratura, non ad am ic, od avversari del Governo, giudicare sull'attendibilità del documento. Nell'attesa della valutazione giudiziaria, il Presidente del Consiglio aveva il dovere «di mettersi a disposizione della giustizia rinunciando alle prerogative ed all'immunità che il potere accorda di fatto se non di diritto. Questo esige il buon costume politico, questo esige la legge morale. Disgraziato quel Paese in cui una pane notevole della classe dirigente, restia a riconoscere di essersi grossolanamente ingannata, nega tali supreme esigenze del vivere civile e dà alle masse un esempio che può offrire gli ammaestramenti più torbidi11. Più nelle voci che nei fatti, si delineò in. quella fine d'anno una coalizione dei tre ex Presidenti del Consiglio, Giolitti, Orlando, Salandra, già sostenitori del Governo e ora contrari. Ad essi, il Partito popolare promise la propria collaborazione, dimenticando· i veti che aveva posto un tempo. Nel tumuhL10s0 agitarsi degli ambienti politici, si tenne allora anche una,riunior-ie di deputati, fra i quali Luigi Gasparotto, /\Ido Rossini, Soleri, in cui fu addi1·ittura prevista la composizione di un nuovo ministero, considerandosi ormai spacciato quello fascista. (« Tutti hanno l'impressione che. siamo prossimi.alla fine e in generale si sorride degli allarmasmi": scrisse Turati alla Kuliscioff il 30 dicembre). E sui muri di Roma comparve. tollerato dalla Polizia, perfino un manifesto col volto di Mussolini macchiato di sangue. Ma un vociferato passo dei tre ex Presidenti del Consiglio presso il Re non fu realmente compiuto. L'unica alternativa le, insofferente di remore e vincoli. Dalle quindici alle diciotto e trenta del 30 dicembre si riunì il Consiglio dei ministri. La relazione più ampia ed attendibile della seduta la troviamo nel diario di Salandra di quel giorno. Eccola: «Colloquio con Sarrocchi e Casati. Alle diciannove vengono da me, dopo il Consiglio dei ministri. improvvisamente convocato per oggi e durato tre ore, Sarrocchi e Casati. Un'ora di conversazione. Riassumo. "In Consiglio dei ministri si è posta la tesi delle dimissioni del ministero, dato il complesso della situazione politica. La mallina Federzoni era d'accordo con Casati per sostenerle. «Nel pomeriggio l'hanno sostenuto Casati e Sarrocchi, ma Federzoni ha mutato parere. con sgradevole sorpresa di Casati. I ministri militari contrari. Degli altri non so. Sarrocchi h; commesso l'errore di parlare della successione e di designare Federzoni, dando cosi a costui motivo di mostrarsi contrario. Ma, secondo Casati, vi era già deciso. Le notizie, che mi danno frettolosamente, sono rorse incomplete. Le più notevoli: "I) Atteggiamento fazioso di Mussolini, con dichiarazione che egli si metterà contro, con tutte le sue forze (impressione che scenderebbe anche in piazza). contro qualunque successore. «2) Deliberazione discussa, ma poi non seguita, di delegare al Presidente del Consiglio qualche cosa come pieni poteri per fronteggiare la situazione( ...). «3) Proposito di chiedere alla Camera l'esercizio provvisorio anche pel I 92526, col fine di potere comodamente esaurire il processo o i processi e fare le elezioni in ottobre. La «sterzata)) antiparlarnentare «Si è concluso con la comunicazione unanime dell'annesso comunicato( ... )». Reso di pubblico dominio l'indomani, esso diceva: "Il Consiglio dei ministri è stato unanime nella valutazione della situazione. creata da elementi irresponsabili, e delle sue ripercussioni, soprattutto economiche e finanziarie: ed è stato altresi unanime nella decisione di applicare tutte le misure necessarie per la tutela degli interessi morali e materiali del Paese ... Come si vede, tale comunicato era piuttosto vago, ma molto faceva temere. anche per il suo tono secco e perentorio. Certo, fu la prima delusione che colpi e disoriento gli oppositori, i quali avevano confidato nelle dimissioni del ministero. A Dinale, ricevuto in udienza lo stesso 30 dicembre, il Duce dichiarò di essere l'unico non impaurito della situazione, sebbene si sentisse quasi alla mercè del primo gruppo di scalmanati che fosse deciso a penetrare dentro a palazzo Chigi. «Ma quei signori non oseranno", aggiunse: «sono scappati sempre, scapperanno ancora». Aveva deciso di scrollare la situazione. «Sarà una sterzata che mi libererà dalle superstiti miseriole del parlamentarismo(. .. ). Ho bisogno di terreno libero per · lavorare tranquillamente all'esecuzione del mio piano· nazionale. che mostra già la possibilità di diventare europeo (... ). Vi sono dei momenti nella vita degli uomini, io l'ho provato più di una volta, nei quali la voce del1'.. io" non ha più né tono né autorità. Prevale un'altra. voce, che sale dalle profondità incontrollabili della subcoscienza: ti parla. ti comanda, ti guida e ti impone di marciare. Ne ebbi la sensazione tormentosa quando diedi alle mie legioni l'ordine di varcare il Rubicone ... Secondo Mussolini net suoi «appunti», verso la fine dell'anno «la situazione poteva così sintetizzarsi: a) ·le masse ondeggianti del popolo si erano riaccostate al fascismo: b) la nausea .dello scandalismo era ormai all'estremo in tulla la nazione: c) le opposizioni non erano uscite dalle trincee dei loro giornali e dei loro ordini del giorno e ad esse (... ) non si era fatta la minima concessione: d) la Corona, per quanto bersitgliata in ogni modo e fatta oggetto di inaudite pressioni interne ed esterne, non dimostrava affatto la volontà di cedere alle pressioni o alle insidiose suggestioni. che l'avrebbero messa in contrasto coi due rami del Parlamento e soprattutto col Senato, la cui azione dal giugno al dicembre è stata essenziale: e) il Partito aveva superalo la crisi del revisionismo e del rassismo e aveva mantenuti intatti' i suoi attributi di disciplina, ma per vari segni appariva ormai insofferente di ulteriori pazienze: f) la maggioranza parlamentare aveva ormai collaudata la . sua _solidità fascista, poiché solo due o tre dozzine di deputati, espulsi, traditori avevano abbandonato il campo: g) la manovra dei tre Presidenti era abortita: h) all'estero, colle dimissioni di ,McDonald, era caduro un largo tratto del fronte internazionale . antifascista. Le opposizioni, colla pubblicazione, da me autorizzala e provocata, del memoriale Rossi, avevano sparalo col "420" ed esaurito le loro munizioni. Tutte le condizioni esistevano ormai per sferrare il contrattacco ... Allibito, l'Aventino cominciò a temere un dilagare di rappresaglie: mentre T fascisti fiorentini non si limitarono a dichiarare che intendevano condizionare «l'obbedienza e la discip)ina a un'azione decisiva di Governo e, quando occorra, anche a un'azione dittatoriale», ma il· 31 dicembre si scatenarono contro giornali, sedi. circoli di associazioni antifasciste. E il preludio di bufera si estese a Pisa, A rezzo, Bologna ed altrove. Nel contempo, Farinacci scriveva: «(...) Sperare ( .. ) in un "Mussolini correo" è follia. Mussolini è fascismo. Fascismo siamo ·noi. Non è possibile dividerci, bisogna avere il coraggio di estendere la correità a tutti coloro che oggi si dichiarano solidali con l'onorevole Mussolini, con De Bono, Balbo, Giunta (. ..). Noi non siamo sospetti. La nostra fedeltà e slata duramente provata, perciò potremo dire anche al Duce che il fascismo non approva la politica rinunciataria di questi due ultimi anni, vuol ritornare ai giorni che seguirono immediatamente la marcia su Roma per riprendere il suo dritto cammino e pe1· raggiungere la sua meta precisa, così come la sognarono i nostri tremila morti e come la sognano le i_ntrepide schiere delle cam1c1e neren. Previsioni smentite Gli antifascisti, che vedevano capovolgersi la prospettiva delle loro previsioni. non seppero che in quello stesso giorno di San Silvestro Mussolini riceveva una intimazione di riscossa da parte di trentatré consoli della Milizia, convenuti a Roma per il precedente accordo di cui si è detto, a loro volta ignari o non convinti che il piano di riscossa era già in corso di sviluppo. Il sensazionale incontro 1·ra il Duce e i suoi esasperati fedeli avvenne nella sala della Vittoria di palazzo Chigi, presenti il ministro De Stefani ·e il nuovo comandante della Milizia, generale dell'Esercito Ascl~pìa Gandolro. I consoli erano capeggiati. da Aldo Tara bella, un combattente. decorato di sette medaglie. Sorpreso .. Mussolini domandò come mai non fosse presente anche Tamburini, e Tarabella gli porse una lettera di questi, che si dichiarava soliçlale coi colleghi e impegnato a Firenze nella necessaria reazione contro gli antifascisti. Poi esternò gli auguri, ma Mussolini rispose di non gradi rii presentati a quel modo. Allora Tar;tbella ammise che si trattava di un pretesto, continuando: «Siamo venuti da voi per dirvi che siamo st:inchi di segnare il passo. O tutti in prigione, compreso voi. o tutti fuori. Le prigioni . sono ormai piene di fascisti. Si sta facendo il processo al fascismo e voi non volete as- ·sumervi la responsabilità della rivoluzione. Ce la· assumeremo noi questa responsabilità, ed oggi stesso ci presenteremo al giudice Occhiuto, che sarà ben lieto di farci rinchiudere a Rer;ina Coeli». Ammonito alla disciplina, il console replicò: «Come' Voi che avete infiammato tanti giovani cuori. che tanto avete esaltato questa santa• c'anaglia, voi che avete indotto tanti giovani agli eroismi più sublimi, pretendete ora che questa santa canaglia. ad un sol colpo della vostra bacchetta magica, si plachi""· 11 Duce gli fece constatare· il vuoto che si era 1·atto attorno a lui a causa del cadavere gettatogli fra i piedi, ma Tarabella incalzo che un cadavere non poteva arrestare unarivoluzione. Protesto anche perché la Milizia era consegnata a generali non fascisti, assumendo, nel concitato dialogo, intonazioni di dolorosa ironia. Mussolini disse che quei consoli, per avere lasciato senza permesso i loro posti, erano passibili di sanzioni disciplinarie. Allora alcuni di essi, meno risoluti e non perfettamente informati del passo che veniva Ogni eventuale com promesso fra rivoluzione e vecchio regime apparve ormai impossibile sul piano politico. Si impose quindi l'alternativa fra vinto e vincitore. Per la prima volta, il 29 dicembre Mussolini annunciò prossima la sortita dalla cittadella assediata. in un breve discorso tenuto a un convegno della stampa fascista convocato a palazzo Venezia. Avvertì che quella era la prima di una serie di riu- ;1ioni che doveva segnare la ripresa politica del fascismo. Si iniziava un periodo di alta tensione, nel quale non si trattava più soltanto di difendersi ma di attaccare. Era certo di vincere e nessuno sarebbe riuscito a separarlo dai gregari. La vittoria avrebbe consentito «ordinati sviluppi legislativi della nostra rivoluzione". Con eia egli rinunciava alfine al tentativo continuato per oltre due anni di far assorbire la rivoluzione nel vecchio sistema costituzionale. Tentativo fallito, perché una rivoluzione non è tale se si lascia catturare e sommngere dalle forze conservatrici, e perché il compromesso era anche impedito dal temperamento dell'uomo, dittatoria- Vittorio Emanuele lii e Mussolini al Foro di Augusto, nel 1925, durante una cerimonia ufficiale iotecaGiAo B •· 1anco Benito Mussolini parla alla Camera il 3 gennaio 1925. Egli si assunse tutta la responsabilità degli eventi che sembrava dovessero travolgerlo e dichiarò che il governo era abbastanza forte da stroncare la secessione aventiniana, definita anticostituzionale e apertamente eversiva. Il discorso sancì definitivamente la svolta del fascismo in senso autoritario e antiparlamentare. Nei giorni successivi, mentre si verificavano numerosi episodi di violenza, compiuto, protestarono di non essere d'accordo con Tarabella. Redarguiti dagli altri, sorse una disputa. durante Li quale tutti uscirono. meno Tarahella, che rimase a insistere appassionatamente. Dopo il burrascoso incontro, che lo aveva insieme contrariato e sl imo lato, Mussolini disse ad Ermanno Amicucci: ,Quei consoli mi hanno commosso». Nel pomeriggio. alcuni di essi si riunirono in casa di certo Vizzoni', un massone, presenti il deputato fascista Edoardo Torre ed altri. Stando a Tamaro, Torre «propose di imitare i pretoriani romani e di destituire il Duce. aggiungendo che se avesse resistito, se ne sarebbero potuti liberare con un colpo di rivoltella. "E chi metteremmo al suo posto?", chiese Tarabella, sconcerlando il Torre. e col consen- ·so dei suoi affermò la sua fedeltà a Mussolini», Altri consoli furono convocati al comando della Mi Iizi a, dove avvenne una distensione col generale Gandolfo, il quale si disse incaricato dal Duce di ringraziarli. Mussolini era contento di sapere che c'erano ancora degli uomini disposti al sacrificio e li avvertiva che il contrattacco sarebbe subito incominciato. Difatti, in serata, avvenne ii sequestro dei giornali antifascisti e furono eseguite perquisizioni. Ma fu una piccola alllicipazione sul piano poliziesco, in allesa di un gesto chiarificatore meditato per la ripresa dei lavori a 11a Carnera. li 2 gennaio del 1925, dopo la cavalcata mattutina, il Duce convoco a palazzo Chigi Orano, il quale accorse ansioso di chissà quale annuncio. Fu grande il suostupore nel sentirsi chiedere invece: «Dimmi un po': Dante parla mai bene degli italiani nella Divina èommedia?,,_ Perché esperto del poema, l'interpellato rispose che realmente l'Alighieri nelle sue cantiche non pa~la mai bene degli italiani: ciò l\1 rilevalo ,~nche da Machiavelli con l'aggiunta dell'osservazione che Dante esalta spesso la terra italiana. Mussolini constato di non essersi sbagliato. ((Sain. aggiunse, ,da qualche tempo in qua non la lascio la Divina commedia. Ne leggo un canto ogni giorno, al mattino. (... ) Il programma spirituale della nazione è proprio tutto li dentro. Dante ha preparato il destino morale d'Italia. Bisogna che lo facciamo degno di lui questo popolo". Orano usci ancora sorpreso che tali pen- _sieri occupassero la mente del Duce in quei giorni di enorme impegno politico, e vennero prese misure che limitavano drasticamente la libertà degli oppositori confiuò l'episodio ad André Maurois, che si trovava u Roma e ne trasse lo spunto per un articolo sul Figaro. Sciogliere le Camere , Segui un importante episodio, svoltosi dietro le quinte. Difatti quella sera, vigilia del discorso parlamentare con cui doveva porre le hasi dello Stato totalitario. il Capo del Governo chiese indirettamente al Re un decreto in bianco di scioglimento della Carnera. Come andarono esattamente le cose lo rivela questo appunto autografo di Giacomo Suardo (allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) a Mussolini in data 17 gennaio 1938: «La sera del 2 gennaio I925 (giorno nel quale il Duce si era recato alla firma reale perché il giorno prima era stato occupato dai ricevimenti di Capodanno) ero chiamato a palazzo Chigi, circa le ore diciotto, èd il Duce mi consegnava un plico suggellato per recapitarlo a Sua Maestà il Re ur- . ' gente. Chiesta telefonicam_ente da palazzo Ch igi l'udienza, mi fu risposto che Sua Maestà mi avrebbe ricevuto mezz'ora dopo al Quirinale. Riferito ciò al Duce, egli volle che prendessi visione del contenuto del plico e cioè di una lettera diretta a Sua Maestà colla quale si accompagnava, allegato, il decreto di scioglimento della Camera per la firma del Re. «Recatomi al Quirinale, presentai il plico a Sua Maestà, che, avutane visione, mi chiese se ne conoscevo il contenuto, ed avutane risposta affermativa (cosi come mi era stato ordinato). mi afferrò, evidentemente turbato, per un braccio, mettendosi a camminare co,i me avanti e indietro per la sala. mentre mi veniva chiedendo la ral!ione della inaspettata / sic) proposta ed osservava che il Duce. ricevuto la mattina dello stesso giorno, non gli aveva parlato della propostu che gli trasmettevo. «Dissi a Sua Maestà che gli atteggiamenti della oppos1z1011e avevano raggiunto ogni limite di intollerabilità e che tutti i fascisti esasperati ritenevano indispensabile di conti-nuare la rivoluzione in forma definitiva. mentre il Duce. conscio delle sue responsabilità e della sua missione. non avrebbe certo abbandonato alla canea scatenata dei quartarellisti i suoi fedeli. Ricordo.di aver parlato molto concitatamente e chiaramente, sia perché lo ritenevo mio· dovere, sia perché,. come Vostra Eccellenza ricorda, molte persone dell'entourage di Sua Maestà erano fra i piu accanit( de_nigratori del Duce e del lasc,smo. ..Sua Maestà, udita la mia esposizione, obiettò le ragioni costituzionali che lo rendevano molto perplesso circa l'adesione alle proposte de I Duce. "Replicai al Re che, allo stato delle cose, ogni indecisione sarebbe stata deleteria e che la scelta fra gli esaltatori della vittoria ed i disfattisti non poteva essere oltre· differita ed aggiunsi che Montecitorio avrebbe visto presto scorrere il sangue nell'aula tanta era la tensione degli animi e tale il nostro incontenibile sdegno. Domani l'ultima puntata SBARAGLIATE LEOPPOSIZIONI TUTIIPI OTERI AMUSSOLINI ,,Sua Maestà, che in.cidentalmentc aveva dichiaralo che ''la sua Casa aveva offerto esempi di preferire l'abdicazione al compimento di un ateo non ligio alla Costituzione", concluse' il colloquio dicendomi: "Dica al Presidente che io 1·ir1110il decreto, ma che voglio consegnarlo a lui personalmente e che perciò lo attendo qui subito per concertare con lui il modo col quale rendere nota al popolo questa novità··. ( ) «lo non ho assistito al colloquio Ira il Duce ed il Re nella sera di cui si !,atta ... Non conosciamo ancora lo svolgimento di tale colloquio: tuttavia è certo che Vittorio Emanuele non firmo il decreto. Ma non v'è dubbio che, qualora lo avesse fatto, esso avrebbe reso inattaccabile la posizione di Mussolini, significato un ~ esplicito avallo della sua politica e compromesso maggiormente se non definitivamente l'alleggiamento negativo della Corona verso l'Aventino. Frn l'ansiosa attesa dei deputati. del pubblico, dell'intero Paese, il pomeriggio _ del 3 gennaio il Capo del Governo parlò alla Camera. Avverti che il suo discorso, non strettamente parlamentare, non tendeva a provocare un voto politico. Quindi, di colpo, citò l'articolo 47 dello Statuto sul diritto della Camera di accusare i ministri e tradurli dinanzi all'Alta Corte di giust1z1a. Chiese se dentro o fuori dell'aula ci fosse qualcuno che intendesse valersi di tale articolo. L'opposizione tacque. mentre moltissimi deputati fascisti appaludirono lungamente e gridarono «Viva Mussolini!,. Allora egli continuò: "Il mio discorso sarà quindi chiarissimo e tale da determinare una chiarificazione assoluta. Voi intendete che dopo aver lungamente camminato insieme con dei compagni di viaggio, ai quali del resto andrebbe sempre la nostra gralit udine per quello che hanno fatto, è necessaria una sosta per vedere se la stessa strada con gli stessi compagni può essere ancora percorsa nell'avvenire ►). Poi negò di aver creato una Ceka, simile o meno a quella russa. Se comunque avesse voluto crearla, lo avrebbe fatto coi criteri da lui sempre posti a presidio della violenza, che deve essere intelligente e cavalleresca se vuol riuscire risolutiva. E respinse tutti gli addebiti e tutte le accuse che gli erano state mosse dagli avversari. Tantomeno avrebbe potuto pensare a un delitto dopo il suo discorso distensivo e pacificatore del 7 giugno 1924. e contro un avversario che stimava, "perché aveva una certa criinerie. un certo coraggio. che rassomigliava qualche volta al mio coraggio e alla mia ostinazione nel sostenere le tesi». Ben diversamente aveva saputo dare prova di energia quando necessario. Mai si sarebbe arrogato di applicare una pemtdi morte, senza previa introduzione di tale pena nel codice e previo giudizio. Denunciò come sovversiva la secessione aventiniana e come disonorante la campagna gior: nalistica di sfruttamento di un cadavere, a base di invenz,on, menzognere. macabre e immonde, che avevano eccitato alla vendetta l'assassino di Casalini. Elencò i suoi alti distensivi, la repressione severa degli illegalismi fascisti, la proposta dì riforma elettorale. Tutto invano, perché l'opposizione si era accanita negli insulti al fascismo cd era arrivata a sollevare la questione morale. "Ebbene", prosegui, ..dichiaro qui. al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se I<:f>rasi piu o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventu italiana, a me la colpa I Se il fascismo è stato un'associazone a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinCjilere ! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi.( ... ) lo ho voluto deliberatamente che le cose giungessero a quel determinato punto estremo. e, ricco dellà mia esperienza di vita, in questi sei mesi ho saggiato il Partito". Misure erano state finalmente prese, perché un popolo non rispetta un Governo che si lascia viiipendere e perché ormai la misura del vilipendio ,era colma. Inoltre undici fascisti erano stati uccisi negli ultimi due mesi e un risveglio sovversivo si era delineato. «Allora viene il momento in' cui si dice basta! Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili, la soluzione è la forza. Non c'è stata mai altra soluzione nella sto1·ia e non ce ne sarà mai. (...) Vi siete fatte delle illusioni I Voi avete creduto che il fascismo fosse rinilo perché io lo comprimevo, che fosse morto perché io lo ca- ·stigavo e poi avevo anche la crudeltà di dirlo. Ma se io mettessi la centesima parte dell'energia che ho messo a comprimerlo, a scatenarlo. voi vedreste allora. Non ci sarà bisogno di questo, perché il Governo è abbastanza forte per stroncare in pieno definitivamente la sedizione uL'lta\ia, o signori, vu61e la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma labo,·iosa: Noi, questa tranquillità. questa calma laboriosa gliela daremo con l'amore, se è possibile, e con la forza. se sarà necessario. Voi state certi che nelle quarantott'ore successive a questo mio discorso. la situazione sarà chiarita su tutta l'area. Il Duce fu acclamato dalla . maggioranza e nessuno interloqui. La seduta venne sospesa, per essere ripresa alle sedici e trentacinque. Poco prima del termine, il Capo del Governo dcisse: «Chiedo che la Carnera rinvii le sue sedute e sia riconvocata a d0rn-ici!io ... E cosi rimase stabilito. i /3 - continua)

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