Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

• IL GIORNALE D'ITALIA - Lunedì 31 Gennaio-Martedì I Febbraio 1972 • • ser_v_,z1s eciali 7 -I GIORNOIVENTI DEDLELITTO MATTEOTTI- • asc1s • lll • • e rivo uz1one Quarantacinque deputati fascisti si riunirono in casa della medaglia d'oro Paolucci per chiedere a Mussolini di rimanere nell'ambito della Costituzione e per indurre gli «aventiniani» a tornare in Parlamento - L'ala oltranzista premeva, invece, per una «seconda ondata rivoluzionaria)) I nove punti del fascismo integrale Le fasi decisive dello scontro con le opposizioni - La solidarietà del Re -•---di Duilio Susmel------ Alla metà di dicembre Mussolini a~eva messo a punto il suo piano per sgominare definitivamente le opposizioni e ostentava la massima sicurezza nella solidità del regime. Proprio nel contempo, uno dei vicepresidenti della Camera. la medaglia d'oro Raffaele Paolucci, già deputato nazionalista, riceveva la visita del conte di Campello. «Egli», si legge nelle memorie di Paolucci, «veniva a parlarmi della gravità della situazione, che sembrava senza uscita, dell'opportunità che si facesse un governo di concentrazione nazionale, nel quale trovassero posto tutti gli ex Presidenti del Consiglio, Mussolini compreso, e mi pregò di scrivere in tal senso a Sua Maestà, mentre egli avrebbe cercato di· far fare altrettanto da: parte di parecchi uomini politici autorevoli. Il senatore di Campello parlava per suo conto o era un messaggero del Re? Non lo chiesi naturalmente, ma, anche se lo avessi chiesto, il senatore, che era un gentiluomo, avrebbe comunque dichiarato che la sua iniziativa era personale. Scrissi una lunga lettera al conte Mattioli-Pasqualini perché la sottomettesse al Sovrano, e gliela consegnai personalmente. Ma subito mi convinsi che non era certamente scrivendo lettere che potevamo indurre il Sovrano a fare un colpo di Stato e scatenare eventualmente la guerra civile. Politica di conciliazione «Mentre Farinacci e "l'oltranzismo" guadagnavano terreno, mi convinsi che so-. lamente la Camera avrebbe · potuto e dovuto offrire al Sovrano il mezzo costituzionale per intervenire. Come far rientrare gli oppositori in aula? Come far sentire nel gioco il peso di coloro che, come me, detestavano la violenza come mezzo di lotta politica? Dopo una lunga preparazione, dopo lunghi colloqui con molti colleghi, e mentre già spirava aura di dittatura imminente (. .. ), riunii quarantaquattro deputati fascisti a casa -mia. Erano tutti, ad eccezione di uno, favorevoli ad una politica di conciliazione, alla normalità, alla Costituzione. Era necessario che il Capo del Governo sapesse che .esisteva· una frazione non trascurabile della Camera la .quale era contraria alle cosidette "seconde ondate rivoluzionarie", delle quali Farinacci parlava ad ogni piè sospinto senza• specificare a cosa alludesse. «Dopo lunga discussione, fu dato incarico a quattro dei presenti alla riunione, e propriamente agli onorevoli Pietro Lissia; Alfrecto Armato, Rosario La, Bella ed a me, di riassumere in un ordine del giorno da consegnare al Capo del Governo quanto era risultato dalla discussione, il che fu fatto (... ). Nell'ordine del giorno erano affermati i seguenti punti, come ass..9lutamente indispensabili ad un risanamento della situazione: I) liberarsi da ogni forrira di rassismo . provinciale; 2) evitare assolutamente la violenza; 3) arfidare l'ordine pubblico alle ordinarie forze di Polizia; 4) proibire di parlare di "seconde ondate rivoluzionarie"; 5) defenestrare da ogni carica violenti, ladri o comunque bacati: 6) riforma elettorale col collegio uninominale; 7) maggiore rispetto delle forze costituzionali del Parlamento e del Paese: 8) maggiore sorveglianza del movimento sindacale perché fosse più consono all'interesse der lavoratori. Non fu cosa facile raggiungere l'acco_rdo, al quale si addivenne solo dopo lunga discussione. C'era chi voleva senz'altro le dimissioni di Mussolini, c'era invece chi r·iteneva che non potessimo indebolire il Governo, tanto violentemente attaccato dalle opposizioni, con una specie di ultima1um. «A me invece sembrava di rendere un servizio al Governo stesso oltreché al Paese, perché ero convinto che esso avrebbe potuto servirsi di noi e della nostra opinione per opporla a quella dei violenti e degli intransigenti, e mettersi cosi sulla strada della legalità. A me sembrava inoltre che, una volta venute a conoscenza del fatto che esisteva alla Camera una frazione non trascurabile della maggioranza, irriducibilmente contraria ad ogni violenza e decisa a rimanere nell'orbita della legalità e della Costituzione, le opposizioni avrebbero potuto ritornare nell'aula, dove avrebbero, con un po' di moderazione, fatto trionfare con noi i giusti principi di reciproca tolleranza e sopportazione. «Avevo avuto lunghi colloqui con Antonio Salandra, con Vincenzo Riccio, con Giuseppe Lanza di Trabia, con Sarrocchi, e tutti si erano diIJlostrati pieni di buona volontà per cercare di indurre gli aventiniani a ritornare nell'aula, e sembrava per un momento che tale risultalo stesse per essere raggiunto. Il colpo ..di scena «Intanto uno dei convenuti a casa mia si era recato (. ..) dal Capo del Governo a riferire punto per punto quello che si era detto ed i propositi che si erano nianifestati. Cosicché quando il pomeriggio del 21 dicembre mi recai alla Camera, con l'ordine del giorno bello e pronto da far firmare dagli altri colleghi e da presentare al Capo del Governo, mi trovai difronte ad un magistrale colpo di scena: Mussolini depositava al banco della presidenza il progetto di'legge per il ritorno al collegio uninominale! (... ) Ern veramente un grosso colpo di ·scena, chè, col ritorno al collegio uninominale, se attuato, sarebbero stati di colpo spazzati dalla vita parlamentare tutti i mestatori della politica, tutti i parassiti delle organizzazioni sindacali, che non avevano seguito nel Paese. li collegio uninominale significava vaolio . e minuto e personale di ooni singolo candidato da pa~te del Corpo elettorale locale, il quale conosceva di ciascuno precedenti personali e familiari. I violenti, gli intransigenti sarebbero stati eliminati senz'altro. "Difronte a questo fatto nuovo ed inatteso, molti di coloro che avevano partecipato alla riunione a casa mia pensarono che sarebbe stato prudente soprassedere, attendendo lo svolgersi degli eventi, mentre alle opposizioni non piacque questo ritorno al collegio uninominale, poiché anche esse avevano tratto per la maggior parte dei loro aderenti la forza necessaria dal favore delle masse, distribuite in vasti collegi regionali, e col gioco della proporzionale. Però' credevano che Mussolini non potesse essere sinceramente favorevole al collegio uninominale e che tutto si riducesse ad una finta. «Intanto si fece un gran parlare sui giornali politici italiani e stranieri della riunione dei deputati a casa mia. Si parlava di fascisti dissidenti, di fascisti normalizzatori, di frazione liberale del fascismo, d1 opposizione vera e propria e di scissione nella maggioranza parlamentare. In queste condizioni di cose, mi recai, insieme all'onorevole Armato, dal Capo del Governo, al quale illustrai senza ambagi lo scopo che mi aveva guidato alla riunione, i desideri in essa manifestati, la speranza che egli avrebbe potuto servirsene onde opporli a quelli degli oltranzisti di Farinacci. Mus-solini mi ascoltò. Ma ebbi l'impressione che non mi credesse since~ ro. Io, dissi, non sono un nemico, né lo sono coloro che sono intervenuti alla riunione, non abbiamo voluto fare altro che portare un contributo alla chiarificazione di una situazione che, non risolta, non avrebbe altro scopo che l'anarchia o la dittatura ... Era stato il 20 e non il 21 dicembre che, cvidcntcmen' te per prevenire la manovra organizzata da Paolucci, il Duce aveva tirato fuori dal cassetto e presentato all'improvviso a Montecitorio rl disegno di legge che prevedeva la sostituzione del sistema elettorale proporzionale maggioritario con quello uninominale, chiedendo che fosse discusso d'urgenza il 3 gennaio del 1925 alla ripresa dei lavori. Va~i erano gli scopi che si proponeva di raggiungere con quell'abile' mossa, che sbalordì amici ed avversari e spiacque ai fascisti: primo di tutti la riduzione del potere dei partiti; poi· una minaccia ai socialisti e ai popolari, e he erano abbastanza organizzati: inoltre l'avviamento a una più rigorosa selezione del valore individuale dei candidati e degli eletti. Conservatori e liberali non potevano non compiacersene, e forse la proposta mirava anche agarantire il loro appoggio al Governo nel momento che si stavano staccando dalla maggioranza. Ma né quella proposta, né il contemporaneo annuncio dato dal ministro De Stefani che il ruturo bilancio si sarebbe chiuso in avanzo, valsero a rompere la tensione dell'atmosfera politica, che ormai faceva ansimare i contendenti impegnati nella stretta finale della lunga lotta. Nei giorni precedenti il Natale, tredici consoli della Milizia tornarono a consultarsi in Firenze sul proposito di andare a Roma e costringere il Duce ad iniziare Dino Grandi, capitano degli Alpini, al fronte nel 1917. Il giovane esponente fascista fu tra i primi a pronunciarsi per una linea intransigente. Assieme con Farinacci aveva organizzato l'imponente manifestazione di Bologna che, a dodici giorni dal delitto, restituì a Mussolini fiducia nella determinazione dei suoi seguaci e l'indusse a riprendere l'iniziativa. Nel rimpasto di governo Dino Grandi fu nominato, per la prima volta, sottosegretario entrando così nel novero ristretto dei più vicini collaboratori del Duce. La sua carriera politica si concluse il 25 luglio del 1943, quando propose al Gran Consiglio l'ordine del giorno di sfiducia p,~~ ?!''"'-, -, . R... ,~~ J,;:; "'· 1--, ~i 1' ""a.~ ,, 1i'h -6 Un polemico disegno di Sironi, contro la stampa aventrnrana, pubblicato da un settimanale fascista net gennaio del 1925. La didascalia-dice: " Il cavaliere dello scandalismo ». In realtà dal momento che i deputati dell'opposizione non partecipavano ai lavori del Parlamento, tutta la campagna antifascista che segui il delitto Matteotti fu sostenuta dalla sola stampa. I giornali fascisti, tuttavia, replicavano con pari furore. la "seconda ondata rivoluzionaria''. Omessa un'azione immediata, si accordarono di recarsi a palazzo Chigi Pultimo giorno dell\1nno, col proposito di porgere gli ,auguri a Mussolini. Mandato rivoluzionario Se questo avveniva In segreto, pubblicamente si faceva interprete dell'esasperazione rascista il settimanale di Suckert (Curzio Malaparte), La Conquisra dello Staro. non senza ostentazione di autonomia nei riguardi dr Mussolini, tanto spiccata da apparire sospetta, come tollerata e forse concordata. Nel nu111ero del 21 dice111brc, Suckert scriveva: "li punto di vista della gran massa dei fascisti delle province e questo, da qualche tempo: non è l'onorevole Mussolini che ha portato i fascisti alla ... Presidenza del Consiglio. ma sono i fascisti che hanno portato lui al potere. L'onorevole Mussolini, più che ricevere l'incarico dalla Corona, ha avuto il mandato dalle province fasciste. Mandato rivoluzionario. Tanto l'onorevole Mussolini, quanto il più umile fascista, sono egualmente figli e servi della stessa rivoluzione. Di qui il dovere asooluto dell'onorevole Mussolini di attuare la volontà rivoluzionaria del popolo. l fascisti delle province non ammet-• tono deviazioni a questo assoluto dovere: o l'onorevole Mussolini attua la loro volontà rivoluzionaria, o rassegna, sia pure momentaneamente, il mandato rivoluzionario affidatogli. ( ... ) Si e forse dimenticato che tutte le rivoluzioni hanno la fame di Saturno" «Non è consentito sottrarsi alla logica di certi dilemmi. Anche se. come in tal caso, il dilemma è più cornuto dei soliti. Sarebbe tragico e ridicolo che l'onorevole Mussolini, dopo aver accettato in proprio la tremenda responsahilità di compiere una rivoluzione, di risolvere il secolare problema rivoluzionario italiano, si prendesse l'arbiuio di capovolgere a danno dei suoi la situazione politica d~termi.nata dalla prima fase insurrezionale, fase vittoriosa, di attuare una politica antirivoluzionaria e di preparare la strada al ritorno e alla vendetta dei vecchi uomini e dei vecchi partiti, nemici giurati e implacabili del fascismo «DiJ'ronte alla pol1t1ca dr vendetta partigiana che il Governo ,i è assunto il compito ingrato di attuare per conto e a beneficio degli avversari ciel rascismo, le province fasciste non voeliono .intendere ragioni: o con noi o contro di noi. E' chiaro che se le vendette partigiane degli antifascisti dovessero seguitare a sfogarsi col consenso e con l'aiuto del Governo, la gran massa dei fascisti non tarderebbe a orientarsi in modo diverso. in un supremo tentativo di risolvere finalmente quel problema rivoluzionario italiano che essa ha la coscienza di aver assunto in proprio in piena legittimità. "Poiché o il movimento fascista non è una rivolui.10ne, e allora è tempo di finirla con la retorica giacobina ed è giusto che a p'oco a poco. salvo alcune posizioni personali di privilegio, tutto ritorni ad essere quel che era pri111a dell'ottobre 1922: oppure il fascismo è una rivoluzione in atto, e allora è indispensabile che la rivoluzione sia compiuta sino in fondo, senza riguardi per nessuno, neppure per chi, rascista o antifascista che sia, si credesse in diritto di farla finire in galera ... Con allus,ione alla politica legalitaria e non certo rivoluzionaria di Fcderzoni, Suckert concludeva: «O tutti in galera, o nessuno)), Come si vede, nonostante le grida in contrario, esisteva ancora una grandissima libertà di stampa: della quale profittavano, oltre gli oppositori, i giornalisti di avanguardia del fascismo integrale, i cui punti ru rono enunciati dallo stesso Suckert una settimana dopo. essi erano: «I) Continuare in rivoluzione. con la creazione di nuovi ist itut1, l'insurrezione vittoriosa dell'ottobre 1922: «2) la responsabilità degli atti di Partito, e di questi soltanto, deve essere assunta non solamente dagli squadristi delle province, uniche vittime della normalizzazione, ma da tutto il Parlilo in solido, capi e gregari, poiché il concetto di gerarchia del comando e dell'obbedienza deve essere mantenuto tanto nèlla buona, quanto nella cattiva 1-ortu11a: «3) deve essere sempre negata qualunque solidarietà del Partito a chi, per 1·aziosità o per ragioni cli interesse personale. ha offeso le leggi morali e civili, non solo del fascismo, ma di tutto il popolo italiano: "4) il fascism~ non deve e non può esso solo a far le spese della normalizzazione abbandonando alle pretes; degli oppositori il suo pntrirnonio ideale e le norme fondamentali del suo progrnmma politico e sociale. ma deve opporsi con qualunque mezzo a prostituire il suo patrimonio ideale e il suo programma alle mutevoli e contingenti necessità parlamentari tanto· del Governo quanto delle vecchie classi parlamentari, le quali uniche si avvantaggerebbero di una tale prostituzione dei princip'i fondamentali de I fascismo: «5) coloro che in due anni di permanenza alle alte cariche del Partito, o alle sottocariche ministeriali e burocratiche, non hanno saputo far nulla per attuare i _presupposti della rivoluzione rascista, ingannando e tradendo il fascismo e il Paese. e preocéupandosi soltanto di creare le proprie fortune personali, politiche e finanziarie, senza tener conto degli interessi del fascismo e del Paese, debbono essere rovesciati subito, prima che la campagna scandalistica delle opposizioni si giovi della loro personale indegnità e insulTicienza per tentare di menomare la dignità del rascismo: «6) il sindacalismo fascista deve essere liberato senza· indugio della "insindacabile autor·ità" di certi cap.i, che, sotto la maschera della disciplina e del bluff personale, esercitano da troppo tempo il contrabbando diqualche interesse proprio o di gruppo, a tutto danno dei legittimi interessi delle classi operaie e del prestigio del 1·ascismo; «7) tutti coloro che esercitano a Roma nelle alte cariche del Partito e nelle sottocariche ministeriali e burocratiche il potere ad essi consegnato dal fascismo riDomani la tredicesima puntata LA CONTROFFENSIVA DI MUSSOLINI voluzionario delle province, debbono render conto al rascismo, in ogni 1110111entoe occasione, di ciascun ano e di ciascuna f'ortuna, politica e rinanziaria personale, e attenersi sempre alla più dritta e rigida norma di vita pubblica e privata: «8) gli interessi parlamentari tkl fascismo non debbono mai prevalere sui suoi principi ideali e programmatici, fondamentalmente a nt iparlamentari: «9) la maggioranza del 6 aprile non deve rappresentare in Parlamento l'ultimo termine di arrivo e di esaurimento di una insurrezione vittoriosa delle province, ma la prima tappa della rivoluzione provinciale fascista verso la derinitiva conquista dello Stato liberale per giun-, gere alla creazione dello Stato nazionale unitario ... Quella volta Suckert terminava: «Questa è la.volontà delle province, questo è quanto chiede per ora fermamenté a voi, onorevole f.\1ussolinì, il generoso e puro fascismo delle provìnce. Chiunque si mettesse contro questa volontà cadrebbe. L'ora della sincerità è suonata. Essa segna la rine di tutti coloro che, per interesse o per imbecillità o per spirito di tradimento, tentano con tutti i mezzi di perpetuare gli equivoci. A voi spetta, onorevole Mussolini, troncare gli indugi e rovesciare chi ha tradito fino ad oggi la rivoluzione fascista, se non volete che Ie province inizino per proprio conto il vero ciclo rivoluzionario che darà la giustizia e la pace al popolo italiano". Il «memoriale» di Cesare Rossi Tale prosa non era ancora apparsa, quando a Natale il Duce scrisse a D'Annunzio: «Mio caro compagno, non èredete che io sia diventato "fioco" per lungo silenzio. Ho im pcgnato, come forse sai, se ti è restata l'abitudine di leggere i giornali, una grossa battaglia e ho tutto in gioco, anche il mio onore personale. Si tratta di "acclarare" (come dicono i legulei) se io non sono per avventura il capo di una fantastica Ceka italiana o un semplice galantuomo". Difatti si accingeva a parare l'ultimo colpo che sapeva in preparazione contro di lui ad opera degli avversari, ossia la pubblicazione del memoriale Rossi: Informato del giorno in cui sarebbe apparso, non solo non ne ostacolò la divulgazione, ma la suggerì ai giornali fascisti. Fin dall'agosto, farinacci ne aveva anticipato alcuni passi su Cremona Nuova. Furono i quotidiani serali romani di opposizione del 27 dicembre 1924 a stampare per primi il famoso documento. Pure impostando su di esso l'ennesima girandola delle accuse e la.questione morale contro Mussolini, Il Mondo del 28 rigettò su Rossi tutta la responsabilità delle affermazioni contenutevi: mentre, in una corrispondenza da Roma datata 27 ed apparsa l'indomani sulla giolittiana Stampa di Torino, Mario Missiroli scriveva: "(... ) Si può affermare, senza tema di sbagliare, che il Governo ha perduto tutti q·uei sostenitori che in buona fede gli facevano ancora credito, e che fedeli gli sonorimasti solo coloro che dalla fedeltà traggono un utile od un vantaggio personale. La ripercussione più profonda delle rivelazioni di Cesare Rossi si è avuta, ad esempio, al Senato, che stasera offriva lo specchio esatto della pubblica opinione: gli oppositori aderivano senz'altro alla "questione morale", mentre i filofascisti non riuscivano a ce'iare il loro s111arrimento. Questione morale Tutti erano concordi nel giudicare la posizione attuale dell'onorevole Mussolini addirittura insostenibile, e nell'invocare un pronto intervento della magistratura. atto a dare al Paese la sensazione che in Italia nessuno è fuori della legge. Un altissimo magistrato, di tendenze tutt'altro che ostili al fascismo ed al Governo dichiarava, al Senato, e nel modo più categorico, che la magistratura non deve indugiare più di quarantott'ore ad interrogare l'onorevole Mussolini. Si e, indubbiamente, determinata una situazione di estrema gravità. li Capo del Governo è accusato esplicitamente, e con una ricchezza di dettagli impressionante, di essere istigatore e complice dei peggiori delitti che negli ultimi due anni hanno sinistramente turbato la vita del Paese, menomandone l'onore e la dignità. Quella che, fino a ieri, era giudicata una "questione morale" a fondo politico, oggi si trasforma in una vera e propria questione giudiziaria. La tipica figura della "chiamata di correo" si delinea con precisione e senza lacune. (... ) li Capo del Go'. verno sapeva tutto, non ignorava nulla, era al corrente di tutto, pur nei minimi particolari.( ... ) li pensiero ricorre a certe cronache del basso Impero e del Rinascimento. (... ) Oggi la questione politica, questione che riassume in sè tutte le altre, è una sola: se, cioè, sia compatibile con la dignità di un Paese civile la permanenza al Governo di un uomo che è sotto il peso di accuse tremende. Si domanda, in una parola, se la sua permanenza al potere non significa l'irrimediabile paralisi della giustizia e l'annullamento di tutte le garanzie costituzionali. (... ) Nelle sue recentissime dichiarazioni, il Presidente del Con·- siglio si è vantato di non temere la "questione morale". Lo dimostri: questo è il momento. · Quel 28 dicembre il Capo del Governo doveva recarsi dal Sovrano per la firma degli atti di Stato.,, Ti confesso che vi andai trepidante .., raccontò poi lo stesso Mussolini ad un collaboratore. "Ma il Re, appena mi vide, mi disse con la consueta cordialità: "Ha ratto benissimo a lasciare apparire quelle stupidaggini""· Conferma di una solidarietà che durava fin dall'inizio dell'affare Matteotti. (.continua) BibliotecaGino Bianco

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